email print share on Facebook share on Twitter share on LinkedIn share on reddit pin on Pinterest

TRIBECA 2018

Recensione: Obey

di 

- Il film di debutto di Jamie Jones, proiettato nella Competizione Narrativa Internazionale al Tribeca, ha come sfondo le rivolte del 2011 a Londra

Recensione: Obey
Marcus Rutherford e Sophie Kennedy Clark in Obey

Obey [+leggi anche:
trailer
scheda film
]
di Jamie Jones è ambientato nelle strade di Hackney nell'East End di Londra, che è stato uno dei punti focali delle rivolte di Londra del 2011. I media hanno riferito che le rivolte sono state una reazione alla sparatoria della polizia ai danni di Mark Duggan a Tottenham, e alcuni hanno sostenuto che i disordini conseguenti sono derivati da teppisti e ladri – anche anarchici – che hanno approfittato della rabbia per saccheggiare i negozi e aggredire le persone. Non era una protesta politica, ma opportunismo. Questi resoconti della sparatoria e la successiva rabbia dei cittadini compaiono lungo tutto il film, proiettato nella Competizione Narrativa Internazionale del Tribeca Film Festival, ogni volta che un personaggio passa davanti a un set televisivo. Il cineasta esordiente Jones cerca ambiziosamente di contestualizzare le rivolte come parte di una più ampia crisi sociale, un risultato del thatcherismo e delle politiche economiche di Blair che hanno provocato un divario sempre più ampio tra ricchi e poveri. Quando l'austerità ha preso il via dopo la crisi economica globale del 2008, la rabbia ha cominciato a emergere, in particolare attraverso il movimento Occupy. Jones sceglie di raccontare la sua storia su un livello più microscopico, e il quartiere di Hackney funge da sfondo perfetto per la sua tesi secondo cui la rapida gentrificazione, la mancanza di opportunità e la noia sono state un fattore significativo nelle rivolte tanto quanto la sparatoria di Duggan o l'opportunismo criminale.

(L'articolo continua qui sotto - Inf. pubblicitaria)

L’emergente Marcus Rutherford è un’ottima rivelazione nel ruolo del 19enne Leon. Vive con sua madre alcolizzata Chelsea (T'Nia Miller) e, di tanto in tanto, con i suoi fidanzati malviventi. L’atmosfera in casa è talmente malsana che si è rivolto ai servizi sociali e passa il suo tempo libero a fare pugilato in palestra. Come dimostra l'eccellente scena di apertura in cui Leon cammina per strada con i suoi amici, viene anche coinvolto in qualche piccolo reato. Il regista si schiera quindi con Leon quando il film prende una piega sorprendente, ossia quando si innamora della sfrenataTwiggy (Sophie Kennedy Clark) a una festa dove tutti si divertono a ridere inalando l’elio dai palloncini. Leon e Twiggy instaurano un'amicizia che potrebbe benissimo essere uscita da un film della Nouvelle Vague francese. Leon fa una gita sul canale con Twiggy e il suo fidanzato Anton (Sam Gittins) in un cenno al classico tropo del triangolo amoroso di due ragazzi e una ragazza. Ma la realtà della vita di Leon ha una presa troppo forte su di lui; questo momento di leggero sollievo è fugace, e si ritrova travolto dal risentimento che pervade Londra.

E’ un'opera prima ambiziosa, con molto da ammirare, ma c’è anche la fastidiosa sensazione che, nonostante voglia presentare un’altra prospettiva, Obey pecchi talvolta nel propinare i soliti cliché. Inoltre, la relazione tra Leon e Twiggy non appare autentica – più da film romantico che reale – il che vuol dire che la scena finale tra lei e Leon che riecheggia Fa’ la cosa giusta di Spike Lee manca di sufficiente affondo. A parte ciò, è un debutto coraggioso che sarà probabilmente apprezzato nei festival, e Jones è un regista da tenere d’occhio.

Obey è una produzione delle compagnie britanniche Beyond Fiction e Harvest Pictures.

(L'articolo continua qui sotto - Inf. pubblicitaria)

(Tradotto dall'inglese)

Ti è piaciuto questo articolo? Iscriviti alla nostra newsletter per ricevere altri articoli direttamente nella tua casella di posta.

Privacy Policy