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CANNES 2018 Concorso

Recensione: Le Livre d’image

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- CANNES 2018: Maestro nell'arte del contrappunto e della condivisione subliminale del pensiero, Jean-Luc Godard propone un'opera fuori dal comune, appassionante e abbondante

Recensione: Le Livre d’image

Allergici alla decostruzione, passate oltre, questo film non fa per voi. Tutti gli altri possono restare e non se ne pentiranno. Perché Le Livre d’image [+leggi anche:
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di Jean-Luc Godard, presentato in concorso al 71° Festival di Cannes, è un'opera d'arte di una forza eccezionale, un magma frammentario che fonde immagini, suoni e pensieri, una circolazione oceanica attraverso la quale il cineasta profeta, esperto nel linguaggio dei segni, pratica l'arte altamente suggestiva del contrappunto (gli accordi derivanti dalla melodia, a differenza dell'armonia) per trasmettere a chiunque lo desideri la sua visione filosofica ed esistenzialista della Storia e dell'uomo nella Storia.

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Proiettando lo spettatore in un sofisticato vortice di immagini composte quasi esclusivamente da classici della cinefilia (gli appassionati si divertiranno a cercare di identificare gli estratti nel flusso che va da Fellini a Eisenstein, passando per Ford, Fellini, Van Sant e tanti altri), da frammenti di reportage televisivi e da dettagli di dipinti, il tutto talvolta rielaborato (ricolorato, ritagliato, distorto, ingrandito, ecc.), con il suono che fa anche la sua parte tra le scritte in sovraimpressione, il regista fa del suo pubblico un vero attore del film, libero di cogliere di volta in volta ciò che gli parla. E come giustamente dice Godard, "al cinema, deve parlare tutto".

Di cosa parla dunque Le Livre d’image? Innanzitutto della violenza dell'essere umano in tutte le sue forme (dalla bomba atomica alle esecuzioni, le torture gratuite e lo sterminio, dalla schiavitù alle aggressioni sessuali). Per Godard, "il boia è la pietra angolare della società e l'innocente deve pagare per il colpevole", la sua corruzione e i suoi peccati. "La guerra è una legge del mondo", afferma il regista che fa riferimento a Le serate di Pietroburgo in cui il conte Joseph de Maistre scriveva: "la Terra non è che un altare enorme dove tutto deve essere sacrificato senza fine e senza misura fino all'estinzione del male". Ma per sopravvivere a questa violenza, a questo terrore, a questo rinnovamento costante, a "questo crimine comune che è alla base della società" e che ha contaminato lo spirito delle leggi, esiste un faro nella tempesta oscura: l'arte. E non si tratta di praticarla di sentinella, ma come "difensore della vita contro la morte", come rivoluzionario consapevole e idealista comunista dal momento che "i poveri salvano il mondo e non chiedono nulla in cambio, perché non sanno il prezzo del servizio reso". E se i più ricchi distruggono questo stesso mondo con il loro consumo eccessivo, i poveri lo fanno per necessità. "Io sarò sempre dalla parte delle bombe", conclude il regista che si lancia anche in un racconto criptico di geopolitica contemporanea con Heureuse Arabie, sottolineando sottilmente il contrasto che esiste tra l'atto di rappresentare e la calma della rappresentazione stessa.

Perché per coloro che sono meno inclini agli stimoli intellettuali di Godard, basterà la sorprendente immersione visiva e uditiva compiuta in Le Livre d’image, senza aggressività o provocazione, per catturarli, in un magistrale flusso poetico e significativo al centro del quale interferenze, contraddizioni e dissonanze finiscono per creare un insieme affascinante e rilassante.

Prodotto da Casa Azul Films (Svizzera) e coprodotto da Ecran Noir Productions (Francia), Le Livre d’image è venduto nel mondo da Wild Bunch.

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(Tradotto dal francese)

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