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CANNES 2018 Semaine de la Critique

Recensione: Sir

di 

- CANNES 2018: Un film rinfrescante sull'amore impossibile tra le caste e il primo lungometraggio di finzione del regista indiano Rohena Gera, coprodotto con la Francia

Recensione: Sir
Tillotama Shome et Vivek Gomber dans Sir

"Tutti hanno il diritto di seguire i loro sogni". È con calma e delicatezza che Rohena Gera esplora questa nozione in Sir [+leggi anche:
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scheda film
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, un racconto romantico ambientato all’interno del sistema immutabile di caste in India, e la sua prima incursione nel mondo del lungometraggio di finzione (dopo un documentario), presentato in concorso alla 57a edizione della Semaine de la Critique durante il 71° Festival di Cannes. Il team dietro questo affascinante film di finzione, coprodotto dai francesi, ha preso la saggia decisione di affrontare un fenomeno sociologico complesso e doloroso con una relativa leggerezza, infuso di buoni sentimenti (in senso positivo); è un netto distacco dal solito stile di produzione indiano che ha fatto la sua apparizione recentemente nei maggiori eventi cinematografici europei. 

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"Mi sta pagando gli straordinari, tu continua a studiare! Lascia che mi occupi io del resto". La giovane vedova Ratna (Tillotama Shome) lascia il suo villaggio e la sorella minore per Bombay (un viaggio piuttosto lungo, perfettamente suddiviso in una manciata di scambi veloci ed evocativi) dove è impiegata come cameriera in un grattacielo alto e lussuoso - in un appartamento di proprietà di Ashwin (Vivek Gomber), per essere precisi, figlio di una famiglia ben collegata che ha a sua disposizione anche un servizio di autisti. La vita quotidiana di Ratna ruota intorno al lavoro: la preparazione dei pasti, le faccende domestiche in abbondanza, la spesa... Dorme in un piccolo spazio nell'appartamento, mangiando i suoi pasti dal pavimento della cucina e risparmiando il suo stipendio per aiutare la sorellina a sfuggire al matrimonio che è stato organizzato dai loro genitori, proprio come quello che ha dovuto subire lei a 19 anni. Ma il suo capo, "Sir", sta attraversando un momento difficile: ha rotto con la sua fidanzata alla vigilia delle nozze, dopo essersi reso conto che lo aveva tradito in un viaggio all'estero. Seduto alla sua scrivania, Ashwin è abbattuto; lontano dalla sua vita negli Stati Uniti, che è stato costretto ad abbandonare dopo essere dovuto tornare a casa per motivi familiari, ora lavora per il padre nella sua grande impresa di costruzioni. A poco a poco, i due cominciano a parlare, e con il suo aiuto Ratna realizza il sogno di diventare una sarta. Ma ci sono profonde divisioni tra le diverse caste, e gli atteggiamenti fissi della società indiana resistono. È possibile superare tutto questo, amarsi e "vivere secondo le proprie regole"?

Sviluppato lungo le linee ultra-classiche dell’amore impossibile, Sir accompagna dolcemente la storia, descrivendo con calma le due caste e l'evoluzione della relazione tra i due protagonisti che, lentamente ma inesorabilmente, si avvicinano. Il loro è un microcosmo in cui riecheggia la tradizione indiana e la sua lenta evoluzione. Anche se la trama è relativamente prevedibile e viene portata avanti da personaggi in qualche modo carenti di spigoli, la delicatezza con cui viene trattato il soggetto e la ben definita restrizione mostrata dal film, non mancheranno di deliziare i fan di storie d'amore belle e semplici.

Sir è prodotto da India (Inkpot Films) e Francia (Ciné -Sud Promotion), con vendite internazionali gestite da mk2 Films.

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(Tradotto dal francese da Alessandra Boni)

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