email print share on Facebook share on Twitter share on LinkedIn share on reddit pin on Pinterest

CANNES 2018 Quinzaine des Réalisateurs

Recensione: Climax

di 

- CANNES 2018: Gaspar Noé, al culmine della sua capacità di immergersi nell’incubo, ci offre un film in cui una compagnia di ballerini è in ostaggio di un bruttissimo trip

Recensione: Climax

Climax [+leggi anche:
trailer
intervista: Souheila Yacoub
scheda film
]
, il nuovo film di Gaspar Noé, è un brillante parossismo, e sembra aver trovato la sua collocazione perfetta al Festival di Cannes (dopo che il regista ha concorso alla Palma con Irréversible nel 2002, poi con Enter the Void [+leggi anche:
recensione
trailer
scheda film
]
nel 2009) alla Quinzaine des Réalisateurs, questa sezione "selvaggia" nata dallo spirito del ‘68 che cerca "la singolarità" e "accende il fuoco" (come ricorda prima di ogni film una clip realizzata in occasione della sua 50a edizione).

(L'articolo continua qui sotto - Inf. pubblicitaria)

Qui Noé condensa perfettamente l'arte unica che lo ha reso un cineasta di culto, ma non per tutti, liberandola dei suoi aspetti potenzialmente alienanti (incluso un certo compiacimento nel dosaggio dei suoi vari ingredienti preferiti) per consegnarcela magnificata, totalmente padroneggiata in termini di sceneggiatura e di messa in scena, briosa nei suoi movimenti di macchina e nella durata delle scene. In poco più di un'ora e mezza, dimostra che non è necessario ricorrere a 3D e alla realtà virtuale per far vivere allo spettatore una vera esperienza immersiva cinefila.

Dopo averci annunciato che la storia presentata si ispira a fatti avvenuti negli anni '90, tramite una bella scritta su uno sfondo bianco macchiato di sangue, accompagnata da un grido che è un assaggio di quanto andremo ad assistere (il che ha il doppio vantaggio di suscitare la nostra curiosità e la nostra apprensione), Noé ripercorre gli eventi, cominciando col presentare i suoi personaggi (una compagnia molto variegata di ballerini moderni riuniti per preparare uno spettacolo) attraverso interviste più o meno esistenziali che scorrono su uno schermo televisivo circondato da cassette VHS e libri. La scena che segue, formidabile, in cui Noé fa esplodere la tavolozza dei colori dell’epoca, è il cosiddetto numero di danza (dove già ognuno si muove a volte da solo, a volte in relazione ai gesti degli altri) dopo di che la compagnia si concede una serata di riposo, fatta di danza libera, con una fantastica colonna sonora e dialoghi a due o a tre, perfettamente coreografati anch’essi, che permettono a noi di conoscerli meglio, e a loro di valutare le opzioni sessuali del post serata. E poi, improvvisamente, tutto cambia: qualcuno ha messo qualcosa nel punch! Uno dopo l'altro, i nostri ballerini sono intrappolati in una nebbia infernale di sensazioni e allucinazioni che viviamo insieme a loro, in un incandescente ambiente notturno di cui il regista custodisce il segreto.

Noé può permettersi di sciorinare qua e là, a grandi lettere sullo schermo, aforismi sulla vita e la morte, perché ha la grazia di non prendersi mai completamente sul serio (dai titoli di testa che annunciano che Arte ha finanziato il film, tagliati a metà frase) e di saper conciliare, in questo film totale, l'umorismo con il terrore febbrile, imperlato di sudore, dell’incubo labirintico che si stringe come una morsa mentre il film procede all’infinito. Il resto non può essere raccontato, perché l'unico modo per farlo è un film di Gaspar Noé.

Le vendite internazionali di Climax, "un film francese, e fiero di esserlo" che in realtà è una coproduzione franco-belga (prodotto da Rectangle Productions, coprodotto da Arte France CinémaWild BunchLes Cinémas de la Zone e Artémis Productions), sono affidate a Wild Bunch.

(L'articolo continua qui sotto - Inf. pubblicitaria)

(Tradotto dal francese)

Ti è piaciuto questo articolo? Iscriviti alla nostra newsletter per ricevere altri articoli direttamente nella tua casella di posta.

Privacy Policy