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LOCARNO 2018 Concorso

Recensione: A Winter’s Tale

di 

- LOCARNO 2018: Il regista tedesco Jan Bonny presenta nella Competizione internazionale del Locarno festival il suo secondo lungometraggio

Recensione: A Winter’s Tale

Dieci anni dopo il suo primo lungometraggio, Counterparts [+leggi anche:
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, presentato alla Quinzaine des réalisateurs, Jan Bonny sorprende con un nuovo lavoro, A Winter’s Tale [+leggi anche:
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, selezionato nella Competizione internazionale del Locarno Festival. A Winter’s Tale è un film volutamente violento, disturbato e disturbante che ci confronta con un mondo sotterraneo che vorremmo rimanesse tale.

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Becky, Tommi e Maik sono i protagonisti di A Winter’s Tale, un ritratto brutale di una cellula terroristica di estrema destra nella quale i sogni di potere si scontrano con una realtà non certo gloriosa. Becky, Tommi e Maik vivono nella clandestinità sognando di poter un giorno diventare degli eroi nazionali, unici portavoce di una Germania immacolata che deve ai loro occhi essere protetta, costi quel che costi. 

Il rapporto che li unisce è complesso e decisamente ambiguo: odio, rancore, frustrazioni sessuali di ogni genere (decisamente troppe le scene di sesso che anziché scioccare diventano di un’insopportabile banalità). La forza che li anima è una forza distruttiva che si nutre di sangue. Questo loro fanatismo xenofobo estremo li spinge a compiere una serie di crimini violenti in nome di valori per loro inalienabili: l’onore, l’orgoglio e la lealtà. Cosa succede però quando questi valori vengono a sgretolarsi poco a poco, calpestati da una crescente perdita di contollo?

Con il suo A Winter’s Tale, Jan Bonnyci spinge a riflettere da un punto di vista decisamente scomodo sulle derive dei movimenti di estrema destra. Anziché osservarne le ripercussioni dall’esterno, da una prospettiva lontana, il regista tedesco ci obbliga ad avvicinarci al mostro. 

A Winter’s Tale mette in scena tre personaggi complessi, spinti verso il baratro da un’ideologia aberrante fatta di odio e frustrazione. Malgrado ciò, Jan Bonny non vuole soffermarsi sui cliché legati ai movimenti di estrema destra, quello che cerca di fare è piuttosto mostrarne la faccia nascosta, privata e intima.

Quello che disturba è giustamente questa intimità che siamo in un certo modo obbligati a vivere attraverso i personaggi. Vorremmo scappare, staccarci e fuggire da una vicinanza con un mondo che siamo abituati ad osservare attraverso il filtro del giornalismo. In quanto osservatori distaccati ci sembra che questa realtà spaventosa sia sotto controllo, che il mostro sia in gabbia ma purtroppo, come ci mostra Jan Bonny, la realtà è molto più complessa e spaventosa. Malgrado gli atti abominevoli commessi, questi mostri fanno tutto sommato parte della nostra società anche se nascosti nell’ombra.

Quello che sciocca è l’aspetto privato della vita dei tre protagonisti, la semplicità con la quale mettono in atto il loro piano sanguinario. Il loro ego si nutre di narcisismo sfrenato, di odio e di fantasie di onnipotenza che si sostituiscono pericolosamente alla realtà. Come fare a controllare degli individui che in fondo non temono più niente? Uccidere è il solo modo che hanno per sentirsi vivi, per uscire da un quotidiano fatto di decadenza e rigetto. Jan Bonny mette in scena la banalità della violenza, un sogno perverso che diventa inferno.

A Winter’s Tale è prodotto da Heimatfilm. I diritti internazionali sono affidati a The Match Factory.

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