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TORONTO 2018 Special Presentations

Recensione: Papi Chulo

di 

- TORONTO 2018: Il regista irlandese, John Butler, si butta la zappa sui piedi con questa sua dubbiosa storia californiana da quattro soldi

Recensione: Papi Chulo
Matt Bomer in Papi Chulo

Fa caldo in California, dove Sean (Matt Bomer) lavora come meteorologo per un’emittente televisiva locale. Eppure, nel cuore di Sean, c’è solo freddo. La fonte della sua tristezza si palesa ogni qualvolta fissa il suo cellulare e vede la foto di una sua vecchia fiamma. È possibile cogliere quell’elemento di tristezza alla Jim Carrey in The Truman Show nell’interpretazione di Bomer, poiché Sean vive in una realtà tutta sua mentre il resto del mondo gli appare alieno. Incoraggiato a prendersi del tempo dal lavoro a seguito di un crollo emotivo avvenuto in diretta televisiva, Sean vuole andare avanti con la sua vita anche se sembra complicato riuscirci quando tutto quello che gli succede è così kitsch. In Papi Chulo [+leggi anche:
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, il regista irlandese John Butler ci va pesante con le allusioni, in particolare in una scena tra Sean e un palestrato afroamericano, impostando il tono della pellicola su un umorismo puerile. Per apprezzare Papi Chulo, proiettato tra le Special Presentations al Toronto International Film Festival, bisogna avere un’elevata sopportazione per le commedie di situazione e un’altrettanta elevata tolleranza per gli stereotipi.

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La situazione sembra migliorare per Sean, quando si trova un gran bravo hombre (ragazzo). Dal momento che necessitava di un tuttofare che gli riverniciasse la veranda della sua deliziosa casa a Los Angeles tra le colline, Sean decide di prelevare un immigrato messicano di nome Ernesto (Alejandro Patiño) da una fila di lavoratori che ricorda vagamente gli scaricatori in Fronte del porto, anche se in questo contesto non si tratta più della classe operaia bianca bensì di messicani poveri alla ricerca disperata di un lavoro. Seppur mantenendo un tono molto leggero (“Voi ragazzi avete una situazione alla A Spasso con Daisy”), Butler usa questa nuova “amicizia” per alludere al privilegio dei bianchi e alla lotta di classe. Mentre il regista si sbaglia di grosso nel suggerire che gli immigrati mancano di conoscenza gastronomica, il reale fallimento nel far veicolare efficacemente una nota critica sociale deriva dalla mancanza di indagine approfondita della vita di Ernesto aldilà delle telefonate ilari a sua moglie e della mega festa messicana alla quale il triste Sean, chiaramente, parteciperà. Di interessante originalità, nonché l’aspetto più forte di questa amicizia in questa pellicola, è la tolleranza e l’indulgenza di Ernesto verso l’omosessualità di Sean, mentre Sean continua a essere solo ossessionato da se stesso. Il desiderio di Butler di giustificare il comportamento di Sean con una rivelazione e uno slogan è un riflesso preoccupante, per quanto accurato, della divisione di razza e di classe a Los Angeles. 

Papi Chulo è la terza pellicola firmata dal regista irlandese, nonché la prima ad essere ambientata in America. Se paragonato ai suoi precedenti lavori, Handsome Devil [+leggi anche:
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e The Stag [+leggi anche:
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, qui Butler sembra veramente che guardi tutto con gli occhi di uno straniero, come se alcune sfumature e punti di vista che avevano segnato quelle prime storie di amicizie travagliate e impossibili fossero assenti, e fa palesemente affidamento sulla commedia buffa per colmare le lacune.

Papi Chulo è una pellicola irlandese prodotta da Treasure Entertainment e la sua distribuzione globale è affidata a Bankside Films.

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(Tradotto dall'inglese da Carlotta Cutrale)

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