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SUNDANCE 2023 Concorso World Cinema Documentary

Recensione: And the King Said, What a Fantastic Machine

di 

- Dopo il successo dei loro cortometraggi, Axel Danielson e Maximilien Van Aertryck fanno il loro debutto nel lungometraggio documentario con un film che esplora il nostro amore per lo sguardo

Recensione: And the King Said, What a Fantastic Machine

È probabilmente ironico che i registi svedesi Axel Danielson e Maximilien Van Aertryck si siano guadagnati l'attenzione internazionale grazie al loro cortometraggio Ten Meter Tower (2016). Il documentario, che presentava riprese di persone che decidevano se lanciarsi o meno da un trampolino molto elevato, ha ottenuto il successo in parte grazie agli scorci sottili e toccanti che offriva sulla natura umana. Ma il film afferma anche l'amore dell'uomo per l'osservazione. Senza cadere nel voyeurismo, i registi si dilettano a lasciare che il pubblico osservi i protagonisti mentre prendono le loro decisioni complesse, se tuffarsi o ritirarsi dal ciglio. Sebbene esteticamente diverso (e molto più vicino al loro recente cortometraggio d'archivio Jobs For All!), il loro debutto congiunto nel lungometraggio, And the King Said, What a Fantastic Machine [+leggi anche:
trailer
intervista: Axel Danielson, Maximilien…
scheda film
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, esplora la complessa storia del fascino dell'umanità nel guardare se stessa e i mezzi che ha inventato negli ultimi 200 anni per farlo. Il film sarà presentato al Concorso World Cinema Documentary a Sundance.

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Il film inizia con gli abitanti di un centro commerciale affascinati da una camera oscura e ci conduce in una storia ampiamente cronologica attraverso la nascita della fotografia, del cinema, l'avvento della televisione, fino all'epoca satura di immagini in cui viviamo oggi. Da Muybridge a Logan Paul, da Méliès a Mr Beast, il film ripercorre la tecnologia che ha cambiato il pianeta e la velocità con cui lo ha fatto. I registi raccontano un mondo in cui l'immagine è sovrana e una società che allo stesso tempo si compiace e lotta con il potere che esercita.

Pur mancando forse di un punto di vista preciso, And the King Said, What a Fantastic Machine (il titolo parafrasa Edoardo VII, che commentò così dopo aver visto la ricostruzione della sua incoronazione fatta da Méliès) è un'esplorazione spesso affascinante e disinvolta della sociologia e della politica. Chi ha familiarità con il documentario All Light, Everywhere (Stati Uniti) di Theo Anthony del 2021 troverà idee simili. Ma mentre Anthony vedeva la telecamera come un'arma, Danielson e Van Aertryck sono leggermente più ottimisti. Naturalmente, il film non nega il potere delle telecamere e delle immagini, soprattutto al giorno d'oggi. Ma il loro approccio è un appello all'alfabetizzazione mediatica, per educare le persone a gestire criticamente il sovraccarico di informazioni che costituisce la vita moderna. Ma in un'epoca in cui si fa presto a declamare le "fake news", questo pensiero critico sembra essere talvolta fuori dalla nostra portata.

L'enorme quantità di filmati d'archivio è ben selezionata, con molte sorprese, come l'intervista a Ted Turner realizzata in un'epoca precedente alla formazione sui media o il video di propaganda dell'ISIS in cui il protagonista continua a sbagliare le battute. È una selezione rivelatrice - e a volte umoristica - che mostra come molte delle nostre preoccupazioni e idee sulle telecamere e sulle immagini siano presenti fin dalla loro invenzione.

Nel film, l'ex presidente irlandese Éamon de Valera dice: "Proprio come l'energia atomica, possono essere usati per un bene incalcolabile, ma possono anche fare danni irreparabili". Danielson e Van Aertryck sembrano sperare che le immagini e i video che saturano il nostro mondo ci diano energia, invece di mandarci tutti all'inferno.

And the King Said, What a Fantastic Machine è stato prodotto da Plattform Produktion (Svezia) in coproduzione con Sveriges Television (Svezia), Film i Väst (Svezia) e Bullitt Film (Danimarca). Le sue vendite internazionali sono gestite da Heretic.

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(Tradotto dall'inglese da Alessandro Luchetti)

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