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BERLINALE 2023 Panorama

Recensione: Opponent

di 

- BERLINALE 2023: Nel suo nuovo film dopo The Charmer, Milad Alami ci immerge nel mondo incerto e ambiguo di un lottatore iraniano che ora è rifugiato in Svezia con la sua famiglia

Recensione: Opponent
Payman Maadi in Opponent

Il regista di origine iraniana e residente in Svezia Milad Alami fa seguito al suo successo del 2018 The Charmer [+leggi anche:
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con un altro film che tratta di mascolinità e violenza. Ma questi sono solo due degli aspetti più evidenti di Opponent [+leggi anche:
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, appena presentato in anteprima mondiale nel Panorama della Berlinale. I temi più intriganti di questo film rimangono spesso ambigui, tenendo lo spettatore sulle spine mentre esplora il mondo del personaggio principale, interpretato con intensità e sfumature da Payman Maadi (A Separation).

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Dopo che un compagno di squadra sparge delle voci non definite in giro sul lottatore Iman - di cui vediamo il risultato nella tesa e violenta sequenza d'apertura - questi è costretto a fuggire dall'Iran e finisce in un centro per rifugiati in una piccola città svedese vicino al confine finlandese con la moglie Maryam (Marall Nasiri) e le figlie Asal (Nicole Mehrbod) e Sahar (Diane Farzami). Mentre attendono la decisione sulla loro richiesta di asilo, lottano con la burocrazia con l'aiuto del compagno rifugiato e traduttore Abbas (Ardalan Esmaili).

Iman consegna pizze per guadagnarsi da vivere e, quando viene a sapere che Asal è incinta, decide di iscriversi a un club locale di lotta libera. Se l'ex campione iraniano avesse la possibilità di entrare a far parte della squadra svedese, in teoria potrebbe essere d'aiuto per le prospettive di asilo. La cosa crea tensioni con Maryam, le cui ragioni non sono state rivelate, ma a quanto pare le aveva fatto una promessa in passato.

Durante gli allenamenti, Iman ha problemi di resistenza. Fa amicizia con Thomas (Björn Elgerd), che lo riconosce per aver partecipato alle Olimpiadi di Rio, ma ben presto il giovane svedese si avvicinerà un po' troppo al suo nuovo compagno di squadra. Il wrestling, oltre a essere lo sport nazionale iraniano, ha ovviamente un'intrinseca componente omoerotica e le scene di lotta sono filmate in modo molto cinetico e viscerale. Ma come la maggior parte delle cose che riguardano Iman, questo aspetto rimane indefinito: forse viene solo usato come elemento a sostegno dell'affermazione che la sua vita sarebbe in pericolo in Iran; forse ha davvero tendenze omosessuali che si rifiuta di riconoscere.

Ma Alami non lo presenta come un dilemma chiave del film; piuttosto, è solo una parte di ciò che rende Iman così enigmatico. Il carismatico Maadi lo interpreta come un uomo sempre teso e alla ricerca di pericoli, portandosi dietro molte questioni interne irrisolte. Il suo rapporto con la moglie, anche se non dubitiamo della sua dedizione alla famiglia, è difficile e si ha la sensazione che troppe cose tra loro siano rimaste inespresse. Questo è probabilmente il motivo per cui le loro interazioni a volte non sembrano pienamente sviluppate e possono avere un effetto frustrante sullo spettatore.

Il mondo in cui Alami fa immergere i suoi personaggi è instabile, estraneo e pieno di contrasti. Ai paesaggi innevati immortalati da Sebastian Winterø fa da contrappunto l'oscurità che avvolge il centro profughi quando la corrente viene regolarmente a mancare e i nostri eroi sono ormai letteralmente persi nel buio. La fotografia ad ampio raggio del direttore della fotografia, applicata agli interni, produce inquadrature sfocate ai bordi, con un effetto snervante, in particolare nelle scene dei colloqui per la richiesta di asilo. Nel frattempo, la calma superficiale della piccola città svedese è compensata dall'ululato di un lupo in lontananza, il che implica che, per Iman, non c'è tregua dalla tensione interiore e dalla pressione esterna.

Opponent è una coproduzione tra la Svezia, Tangy e Filmpool Nord, e la Norvegia, Ape & Bjørn, in collaborazione con Film i Västerbotten e Danmarks Radio. Indie Sales ne gestisce le vendite internazionali.

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(Tradotto dall'inglese da Alessandro Luchetti)

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