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TORONTO 2023 Centrepiece

Recensione: Toll

di 

- Una madre sconvolta cerca di riportare il figlio adolescente all'eterosessualità nel film di Carolina Markowicz, di un realismo al contempo duro e sofisticato

Recensione: Toll
Maeve Jinkings in Toll

"Non mi piacciono queste cose losche, ma non c'è niente che una madre non farebbe per la salute di suo figlio". Siamo nello stato di San Paolo, a Cubatão, una città avvolta dall'onnipresenza visiva e sonora delle raffinerie di petrolio, che fanno da sfondo suggestivo alle disavventure dei due protagonisti (una madre e suo figlio) in Toll [+leggi anche:
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, il riuscito secondo lungometraggio di Carolina Markowicz (molto apprezzata lo scorso anno con Charcoal). Il film è stato presentato nella sezione Centrepiece del 48mo Festival di Toronto (dove la cineasta brasiliana è stata anche premiata con il TIFF Emerging Talent Prize) e farà poi parte del cartellone di Horizontes Latinos del 71mo Festival di San Sebastian.

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"È più di quanto molte madri debbano sopportare in tutta la loro vita". Suellen (la carismatica Maeve Jinkings, apprezzata soprattutto in Aquarius [+leggi anche:
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e Neighbouring Sounds), che lavora in un casello autostradale, si vergogna terribilmente dei video che suo figlio Antonio (Kauan Alvarenga) carica online: "Sai cosa dice la gente? Che stai diventando trans". Ma questo adolescente di 17 anni che sogna di essere una diva, alza gli occhi al cielo, sospira, si sdraia e continua a filmarsi mimando Baby Won't You Please Come Home (versione Dinah Washington), mentre suggerisce prodotti da acquistare e ruba i trucchi alla madre single, che lo ama profondamente ma che cerca disperatamente di trovare un modo per riportarlo all'eterosessualità.

"Non è accendendo una candela della virilità in cima a una scogliera alle 5 del mattino che risolverai il problema", "una volta che sarà adulto, sarà troppo tardi, non si potrà più tornare indietro". La collega e amica di Suellen, l'ultra pia (in apparenza) Telma (Aline Marta Maia) consiglia di iscrivere Antonio a un programma presumibilmente miracoloso organizzato da un pastore-guru europeo (Isac Graça). Messo alle strette, Antonio accetta e inizia uno stupefacente "processo di risanamento bioenergetico". Ma questa cura è al di là delle possibilità di Suellen, che decide quindi di rivolgersi al suo ex amante, il ladro Arauto (Thomás Aquino)...

Intrecciando diversi fili conduttori (la difficile vita di una madre single e lavoratrice, le speranze di un giovane gay alle soglie dell'emancipazione della vita adulta, il rapporto affettuoso e sentimentale tra i due protagonisti, il "delirante" peso della religione made in Brazil, la delinquenza generalizzata), la regista costruisce con pazienza un'armonia personalissima, incredibilmente realista e intima (ad esempio, le scene familiari in cucina, le conversazioni in mensa tra Suellen e Telma...), immergendosi nel cinema di genere (rapine in moto e incontri tra ladri e ricettatori) e usando un numero impressionante di riprese di straordinaria bellezza (grazie al talento del venezuelano Luis Armando Arteaga che dirige la fotografia). Inoltre, tracciando un sottile ritratto della società brasiliana in cui "alcune cose non cambiano mai" – anche se non sono necessariamente quelle che si potrebbe pensare – Toll conferma la chiare doti (ancora un po' nascoste dalla dimensione agrodolce di questa trama che lavora sulla ripetizione e su uno sviluppo pacatamente graduale) di una regista da seguire con molta attenzione.

Prodotto dai brasiliani di Biônica Filmes e coprodotto dai portoghesi di O Som e a Fúria, Toll è venduto nel mondo dalla società francese Luxbox.

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(Tradotto dal francese)

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