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ZURIGO 2023

Recensione: Stella. A Life

di 

- Il regista tedesco Kilian Riedhof mette in scena un personaggio ambiguo e complesso pronto a tutto per sopravvivere

Recensione: Stella. A Life
Jannis Niewöhner e Paula Beer in Stella. A Life

L’ultimo lungometraggio del regista tedesco Kilian Riedhof, Stella. A Life [+leggi anche:
intervista: Kilian Riedhof
scheda film
]
, presentato in prima mondiale allo Zurich Film Festival nella sezione Gala Premieres, è il frutto di ricerche approfondite sul tragico destino di Stella Goldschlag, una giovane ebrea berlinese che, cercando di salvare se stessa e la sua famiglia, ha tradito centinaia di ebrei fra i quali anche amici stretti. L’ambiguità del personaggio, il narcisismo che si nasconde sotto i suoi ricci biondi e il suo sguardo infantile, la tragicità della sua vita marcata dalla deportazione e da un senso di colpa che non può non bruciare come il fuoco, sono le forze trainanti dell’ultimo film di Riedhof.

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Stella Goldschlag, interpretata dalla talentuosa e multi premiata Paula Beer, è passata alla storia come una traditrice, una fredda calcolatrice e una fine manipolatrice. Se indubbiamente ciò che ha fatto non può non essere giudicato come spietato, la situazione disperata nella quale si trovava (essere un’ebrea in Germania durante il periodo nazista) e le torture che lei stessa ha subito rendono il suo caso decisamente ambiguo e ci obbligano a rileggere le sue azioni in modo più sottile. Vittima e carnefice, femme fatale e ragazza della porta accanto, Stella è un personaggio decisamente interessate da scrutare, un personaggio misterioso che Kilian Riedhof ha saputo ritrarre senza cadere nella dicotomia fra bene e male. Il risultato è un film crudele e storicamente ben documentato capitanato da un’attrice perfetta per il suo ruolo.

L’egocentrismo che anima la giovane Stella e che il regista fa risaltare è ciò che rende il film particolarmente moderno. Se la storia si svolge in piena Seconda Guerra Mondiale, la focalizzazione disperata della protagonista su se stessa e sui suoi bisogni, la sua smania di esistere, sono caratteristiche che oggigiorno, attraverso gli schermi, sembrano marcare tutti a fuoco. Come per Stella, per molti socialite (in erba) l’ego ha ormai sostituito fatalmente il noi collettivo giustificando (quasi) qualsiasi azione, per inetta che possa essere. In nome della propria sopravvivenza, ogni mossa pare ormai legittima come se la società si riducesse a tante piccole entità incapaci di interagire fra di loro in una sorta di competizione perenne per un premio che alla fine non è che fumo negli occhi.

Al di là della tragicità della sua biografia, quello che il film evidenzia è la “normalità” di Stella, il fatto che è una ragazza come tante altre. È proprio questo a rendere le sue azioni ancora più abominevoli, a spingere lo spettatore a domandarsi cosa lui stesso avrebbe fatto se si fosse trovato nella stessa situazione. La domanda centrale che il film pone è allora quella di sapere fino a che punto una persona comune è capace di spingersi per salvare la propria vita, in quale istante la morale si eclissa per lasciare il posto al puro opportunismo.

Articolato intorno al tema della colpevolezza, il film mette in scena un personaggio ambiguo che si aggrappa con tutte le sue forze alle certezze che si è costruito per non trasformarsi nel mostro che tutti additano. Esteticamente curato e ben ritmato, Stella. A Life è un film che, come la sua protagonista, nasconde sotto un’apparenza spumeggiante una crudeltà ben reale.

Stella. A Life è prodotto da Letterbox Filmproduktion (Germania), Seven Pictures Film (Germania), Real Film Berlin (Germania), Amalia Film (Germania), Dor Film (Austria), Lago Film (Germania), Gretchenfilm (Germania), DCM Pictures (Germania), Contrast Film Zürich (Svizzera) e blue Entertainment (Svizzera), in cooperazione con Studio Hamburg Production Group (Germania). Il film è venduto all’internazionale da Global Screen.

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