email print share on Facebook share on Twitter share on LinkedIn share on reddit pin on Pinterest

SEMINCI 2023

Recensione: Teresa

di 

- La spagnola Paula Ortiz torna con la sua regia estetizzante per il nuovo film, ricco di dialoghi intensi e visioni allucinate della santa

Recensione: Teresa
Asier Etxeandía e Blanca Portillo in Teresa

Otto anni fa, il secondo film di Paula Ortiz, cineasta di Saragozza di formazione letteraria che aveva esordito alla regia con De tu ventana a la mía [+leggi anche:
trailer
scheda film
]
, aveva sorpreso il pubblico del Festival di San Sebastian e degli altri in cui era stato proiettato  con La novia [+leggi anche:
recensione
trailer
intervista: Paula Ortiz
scheda film
]
, adattamento di Nozze di sangue del grande Federico García Lorca.  Adattamento di grande lirismo, con una messa in scena sorprendente e la complicità di attori come Inma Cuesta, Álex García e Asier Etxeandía. Quest'ultimo attore è protagonista del suo quarto lungometraggio, Teresa, anche questo adattamento di un testo precedente, in questo caso La lengua en pedazos, del drammaturgo Juan Mayorga (basato sul Libro della vita di Santa Teresa d’Avila), e, ancora una volta, c’è sperpero di estetismo, sensazionalismo e poesia. La prima mondiale era nella sezione ufficiale, fuori concorso, della 68ma Seminci - Semana Internacional de Cine de Valladolid, mentre la prima internazionale sarà nel concorso del Black Nights Festival  di Tallinn.

(L'articolo continua qui sotto - Inf. pubblicitaria)
Hot docs EFP inside

Però questa volta la co-protagonista è Blanca Portillo, un'attrice (una delle Spighe onorarie assegnate dal Seminci di quest'anno) che ha mantenuto uno stretto rapporto con Etxeandía fin da quando, anni fa, recitarono in una versione teatrale postmoderna delle Relazioni pericolose. Proprio come in quell'opera, i due interpreti si affrontano - in costumi d'epoca - in un duello recitativo e verbale di alto livello, in cui mettono in scena tutta una serie di emozioni, argomenti e verbosità.

È proprio questo eccesso di verbosità, con la terminologia e la recitazione tipiche del XVI secolo, a rendere più densa questa opera, che non nasconde la sua origine teatrale, anche se molte delle sue scene sono state girate in esterni molto illuminati. Racconta la storia di come la monaca, scrittrice, mistica e fondatrice dell'Ordine dei Carmelitani Scalzi venga visitata da un inquisitore che mette in discussione le sue opere e la sua fede. Tra i due si instaura così un'intensa battaglia dialettica di oltre 90 minuti, condita da immagini che si muovono tra surrealismo e ricordo.

Man mano che la conversazione procede, il film diventa un manifesto sulla ribellione, la tenacia e il dubbio, tema centrale di questo esercizio visivo che punta più sulla bellezza estetica delle sue inquadrature (ad alcune delle quali partecipa l'attrice Greta Fernández nei panni della giovane Teresa) che sul rendere accessibili e attraenti per un pubblico contemporaneo i suoi dialoghi, ricchi di simbolismi, colpi di scena e metafore. Perché ciò che funziona sulla scena e sotto i riflettori di un palcoscenico teatrale non sempre riesce a mantenere intatto il suo fascino davanti a una macchina da presa cinematografica.

Come ne La novia (o nel suo recente Across the River and Into the Trees, film ambientato a Venezia), Ortiz fotografa ancora una volta splendide location per ambientare la vita monastica della protagonista, nonché per localizzare quelle visioni allucinate e allucinanti che non solo la avvicinano al suo dio, ma anche al suo più feroce nemico: la fragilità implicita in ogni credo e fede.

Teresa è una produzione delle spagnole La lengua en pedazos A.I.E., Bluebird Films e Inicia Films, in coproduzione con  la portoghese Nu Boyana Portugal. Filmax  si occupa delle vendite all'estero.

(L'articolo continua qui sotto - Inf. pubblicitaria)

(Tradotto dallo spagnolo)

Ti è piaciuto questo articolo? Iscriviti alla nostra newsletter per ricevere altri articoli direttamente nella tua casella di posta.

Privacy Policy