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BLACK NIGHTS 2023 Concorso Opere Prime

Recensione: Unmoored

di 

- L'esordio nel lungometraggio di Caroline Ingvarson è un thriller-dramma ordinario penalizzato da alcune scelte artistiche discutibili

Recensione: Unmoored
Mirja Turestedt in Unmoored

"Niente è come sembra" è una frase che potrebbe essere applicata alla maggior parte dei thriller, dei misteri e dei film di suspense. L'esordio di Caroline Ingvarsson nel lungometraggio, Unmoored [+leggi anche:
intervista: Caroline Ingvarsson
scheda film
]
, presentato nel concorso Opere prime del Black Nights di Tallinn, è sicuramente un film che potrebbe sfoggiare questo slogan. Il problema, come nel caso di molti altri film di vario genere, è che il team creativo che l'ha ideato dà per scontato che i suoi spettatori ideali siano delle persone un po’ lente, incapaci di "aspettarsi l'inaspettato" grazie anche ai film che hanno già visto.

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La nostra protagonista è Maria (Mirja Turestedt), una giornalista e presentatrice televisiva che conduce un programma che tratta argomenti seri. Oltre a occasionali problemi sul lavoro, deve affrontare anche problemi a casa. Il marito scrittore Magnus (Thomas W. Gabrielsson) è accusato di stupro, che nega fermamente, e il suo editore Bergman (Sven Ahlström) si aspetta che porti a termine il progetto che avevano concordato in precedenza. Per sfuggire alla pressione, la coppia decide di fare un viaggio, ma i due non riescono a mettersi d'accordo sulla destinazione. Mentre Maria suggerisce l'Inghilterra, Magnus riesce a convincerla a recarsi a Marrakech per visitare un suo amico e la nuova moglie di quest'ultimo.

La visita non si conclude bene per Maria, che si sente l'unica esclusa in un gruppo piuttosto patriarcale. Durante il viaggio di ritorno a casa, lei e Magnus hanno un'accesa discussione in macchina, dopo la quale lui scende e si allontana verso una spiaggia. Lei lo segue fino a un bunker, ma poi inizia a scappare, finendo per cambiare la destinazione del suo viaggio e tornare alla sua idea originale: l'Inghilterra. Lì incontra un uomo di nome Mark (Kris Hitchen), da cui si sente immediatamente attratta, ma intorno a lei iniziano a verificarsi strani eventi, come tentativi di ricatto via e-mail e un'auto con targa polacca che sembra seguirla per la campagna. Una serie di flashback ci mostrerà cosa è successo...

L’origine dei problemi di Unmoored risiede nella sceneggiatura di Michèle Marshall, che è generalmente prevedibile ed è ulteriormente indebolita dal suo eccessivo affidamento sul dialogo, piuttosto che sulla narrazione visiva, per guidare l'esposizione nel primo terzo del film, nonché dai personaggi abbozzati in modo approssimativo, che rimangono piuttosto monodimensionali per tutto il tempo. Questo costringe gli attori in una posizione molto difficile, e non hanno altra scelta se non quella di enfatizzare le caratteristiche che vengono loro assegnate. Purtroppo, la loro recitazione eccessiva porta il film, concepito come un misto tra un dramma relazionale e un mystery-thriller, dritto nel regno della commedia involontaria.

A dire il vero, la colpa non è solo degli attori, ma anche della regista, che non riesce a indirizzarli verso interpretazioni più ispirate o autentiche. Il cambio di modalità di narrazione e i dispositivi drammaturgici che la Ingvarson utilizza nel secondo e nel terzo atto funzionano per un po' e, in sua difesa va detto che la regista esordiente fa un buon lavoro con la troupe: la fotografia di Michał Dymek crea l'atmosfera, il montaggio di Agata Cierniak mantiene la durata del film entro i 90 minuti scarsi, mentre la colonna sonora synth-heavy di Martin Dirkov sottolinea la tensione e la aumenta quando necessario. In definitiva, Unmoored è un film che non pretende molto dallo spettatore, ma la ricompensa che offre è deludente.

Unmoored è una coproduzione britannico-polacco-svedese di Desmar e Lava Films in associazione con Anagram Sweden. The Yellow Affair cura le vendite internazionali.

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(Tradotto dall'inglese)

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