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GINEVRA 2023

Recensione serie: Agent

di 

- Nikolaj Lie Kaas ci propone di immergerci fino al collo nelle acque agitate del mondo dello showbusiness attraverso le avventure rocambolesche di un agente artistico che lotta per mantenersi a galla

Recensione serie: Agent
Esben Smed e Julie Agnete Vang in Agent

Presentata alla Berlinale e selezionata al Geneva International Film Festival (GIFF) nel Concorso internazionale dedicato alle serie, Agent [+leggi anche:
trailer
scheda series
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dell’attore danese (ri)convertito alla regia Nikolaj Lie Kaas si presenta come la serie scandinava da non perdere, un condensato di crudeltà e umorismo che sconcerta e affascina. Incredibilmente realista e intrisa di un’umanità che si svela però solo a sprazzi, nei momenti più inaspettati, la serie danese ci mostra il dietro le quinte di uno showbusiness molto più oscuro di quello che potevamo pensare, un universo spietato dominato dalla legge del più forte.

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Il lavoro di Johan (Esben Smed), agente di alcuni tra i più grandi nomi della musica e del cinema, non è certo facile e necessita una dose massiccia di empatia e autontrollo. Che si tratti di problemi professionali o privati, un agente artistico deve saper gestire ogni genere di situazioni, trovare soluzioni quando di soluzioni non ce ne sono e sorridere anche quando le lacrime, sotto le palpebre, bruciano come acido. Eppure, malgrado un (apparente) autontrollo a prova di bomba, la vita privata di Johan è dominata dal caos. L’affidamento condiviso della figlia di dieci anni, Tallulah (Selma Sol í Dali Pape), non va come previsto e la ragazzina soffre a causa della disorganizzazione di un padre che malgrado l’adori non è mai disponibile, oltre a ciò il suo capo, che è anche sua madre, lo tiene sotto torchio preoccupata delle spese stratosferiche che impone all’agenzia, senza dimeticare il debito che deve saldare con un boss della mafia locale.

Insomma, che si tratti di lavoro o vita privata, Johan non è certo un modello da seguire. La sua sola ancora di salvezza è rappresentata dalla firma di un contratto redditizio tra un famoso cantante e una casa di produzione sudamericana, ma nulla è ancora sicuro, tutt’altro! Malgrado riesca a gestire contemporaneamente, con arguzia e apparente autocontrollo, i problemi lavorativi e privati dei suoi clienti, Johan si lascia infatti spesso sopraffare dai suoi propri problemi. Costantemente sotto pressione, attanagliato da responsabilità che non riesce più a gestire, il protagonista di Agent non cede allo sconforto lottando con le unghie per mantenere un equilibrio che scivola pericolosamente verso il caos.

Nikolaj Lie Kaas firma una serie al contempo drammatica e intrisa di un umorismo contagioso, una satira del mondo dello spettacolo che non scade mai nel grottesco ma che riesce invece a dosare con arguzia scene toccanti (il rapporto complicato ma tenero tra Johan e Tallulah) e tragicità del quotidiano (le bevute fino a tarda notte accompagnate da levatacce degne di Trainspotting o l’impossibilià di gestire vita privata e professionale). Grazie ad un ritmo incalzante, a un senso dell’umorismo scandinavo più che benvenuto e a camei perfettamente dosati nonché carichi di ironia di star del cinema danese (Nikolaj Coster-Waldau e Ulrich Thomsen per non citare che due esempi), Agent riesce a catturare il pubblico dal primo episodio.

Sebbene sia impossibile non comparare Agent alla serie francese Dix pour cent, incentrata anche lei sul mondo degli agenti artistici, ciò che la distingue è lo spazio maggiore dato a Johan, protagonista incontrastato di tutta la vicenda. Agent è una serie intensa e decisamente spassosa che racconta con toccante verità la storia di un uomo che lotta per la “normalità” in un mondo che di normale non ha proprio niente (per fortuna ci verrebbe da aggiugere). La serie sarà diffusa su TV2.

Agent è prodotta da Zentropa e venduta all’internazioanle da TrustNordisk.

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