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BLACK NIGHTS 2023 Concorso

Recensione: Natasha’s Dance

di 

- L'ultimo lungometraggio del veterano regista Jos Stelling è un film diseguale che racconta la tragicomica storia d'amore di due emarginati, un uomo olandese e una donna russa

Recensione: Natasha’s Dance
Bram Reurink in Natasha's Dance

La difficoltà di esprimere le emozioni e la paura della solitudine sono i temi centrali dell'ultimo film del regista veterano del cinema olandese Jos Stelling, Natasha's Dance, presentato in anteprima mondiale nella selezione ufficiale del Black Nights Film Festival di Tallinn. Interamente girato in bianco e nero dal direttore della fotografia Goert Gilday, il film inizia con un bambino chiuso in se stesso, Daantje (il giovane Bram Reurink), figlio di una coppia strana e disfunzionale interpretata da Hadewych Minis e Gene Bervoets.

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Le prime scene, durante le quali ci rendiamo conto che Daantje è in qualche modo speciale, hanno un chiaro tono tragicomico. Il ragazzo non ama parlare e si sente distaccato dalla realtà. Nel frattempo, i suoi lunatici genitori sembrano più preoccupati di coltivare le loro relazioni amorose (e di essere ripetutamente sorpresi dal ragazzo mentre hanno rapporti sessuali) che di prendersi cura di lui.

Un giorno la madre di Daantje gli dice che ci sarà un giorno una ragazza per lui, una ragazza che balla benissimo. Dopo essere stato abbandonato da entrambi i genitori, Daantje cresce (l’interprete è ora Willem Voogd) in un orfanotrofio gestito dalla Chiesa locale, un'esperienza che lo lascia ancora più sconvolto e alienato. La svolta avviene quando incontra Natasha (Anastasia Weinmar), una ballerina russa più anziana, e nel tentativo di proteggerla da uno dei suoi precedenti partner, uccide accidentalmente l’uomo. I due si danno alla fuga insieme e fino a questo punto l'audace approccio estetico e narrativo di Jos Stelling funziona, almeno in parte. Questo primo segmento è abbastanza avvincente e, sebbene profondamente tragici, gli eventi che si svolgono sullo schermo sono  "ammorbiditi" da alcuni piacevoli tocchi di leggerezza.

All'interno della narrazione, le coordinate spazio-temporali non sono chiare, il che è probabilmente una scelta deliberata. Nella prima parte del film, l'infanzia di Daantje, alcuni costumi ed elementi della scenografia sembrano appartenere agli anni '60 o '70, mentre il look della seconda parte - quando il protagonista non dovrebbe avere più di 30-35 anni - è più contemporaneo anche se non perfettamente definito.

Quando inizia la loro fuga, però, il film diventa una sorta di road movie malinconico in cui l'azione si svolge in modo caotico e i personaggi sembrano semplicemente trasportati da un evento all'altro. Nonostante sia misteriosa e affascinante, la presenza per lo più silenziosa e tranquilla di Daantje limita anche lo sviluppo del suo personaggio. Il suo ruolo si riduce in definitiva a qualcuno che segue ciecamente Natasha nella sua fuga dai Paesi Bassi verso il suo paese d'origine. L'ultimo terzo del film prende una piega più surreale, con alcune metafore sulla morte, l'amore e la vita, che però non si rivelano così organiche come dovrebbero.

Nel complesso, il film di Stelling si basa su una premessa interessante e su un approccio stilistico accattivante che avrebbe dovuto essere perfezionato. Il risultato finale è però piuttosto disomogeneo e finisce per limitare il potenziale di questa fiabesca storia d'amore.

Natasha's Dance è stato prodotto da Fatt Productions (Paesi Bassi) in collaborazione con Fixy (Paesi Bassi) e in coproduzione con Ma.ja.de.Fiction (Germania) e AVROTROS (Paesi Bassi).

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(Tradotto dall'inglese)

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