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FIPADOC 2024

Recensione: Son of the Mullah

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- Nahid Persson Sarvestani rende omaggio a Rouhollah Zam, l'attivista e giornalista iraniano in esilio dal destino tragico, con un film commovente che racconta la caccia agli oppositori da parte del regime

Recensione: Son of the Mullah
Rouhollah Zam in Son of the Mullah

"Non ci lasceranno mai parlare liberamente e faranno di tutto per fermarci". Per sfuggire al controllo totale dei media all'interno dell'Iran e condividere le informazioni più scioccanti, gli oppositori del regime sono partiti in esilio e hanno lanciato i propri siti web di notizie e canali Telegram. Uno di questi era AmadNews, creato dal tristemente famoso Rouhollah Zam che è il soggetto di Fils de mollah, il nuovo documentario della regista svedese-iraniana Nahid Persson Sarvestani (molto apprezzata per Prostitution Behind The Veil e La Reine et moi, tra gli altri titoli), presentato in anteprima all'IDFA e proiettato questa settimana nel Concorso internazionale del FIPADOC di Biarritz. Un film dolorosamente vicino al suo soggetto, dato che la regista stava ancora girando quando il suo protagonista è stato rapito, riportato in Iran, giudicato, condannato a morte e giustiziato il 12 dicembre 2020.

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"Avevo una vita bella prima di lasciare l'Iran". Contattato da Nahid Persson Sarvestani, Rouhollah accoglie la regista nel piccolo appartamento nascosto nella banlieue parigina dove è protetto con la sua famiglia (la moglie Mahsa e le due figlie) dalla polizia francese da quando è fuggito dall'Iran nel 2011, dopo un arresto e alcuni amari mesi di prigione a Evin. Personalità gioviale, Rouhollah proviene dalle alte sfere del regime frequentate dal padre, un mullah. "Questo finché non mi sono reso conto che tutte queste persone che parlavano di religione, di Dio e dei profeti, erano state contaminate dalla politica". Attraverso AmadNews, finanziato nel 2015, attacca frontalmente il regime, pubblicando, tra l'altro, un resoconto delle malefatte dei figli di Ali Khameini (guida suprema della Repubblica islamica), incoraggiando a distanza la "rivoluzione verde" del 2017, rivelando malversazioni e scandali di riciclaggio di denaro, facendo luce sulle azioni violente di chi è al potere. Una missione molto pericolosa, perché i tirapiedi del regime lo minacciano e cercano di ridurlo al silenzio perpetuo, e la sua fittissima rete di fonti può essere infiltrata da manipolatori. La paranoia e la paura del tradimento fanno quindi parte della vita quotidiana di una famiglia che vive nel più completo isolamento. Ma Rouhollah ha anche alcuni amici solidi, come Ali Javanmardi (che ha anche un canale web, con sede nel Kurdistan iracheno) a cui Nahid Persson Sarvestani fa visita con la sua telecamera. Da quel momento, però, tutto va storto: la regista riceve minacce nella sua casa svedese e Rouhollah, in trappola, viene additato nel marzo 2019 da un documentario realizzato dal regime, che lo presenta sotto una luce poco lusinghiera per il resto dell'opposizione. Da lì, la situazione non potrà che andare di male in peggio...

"Signora Nahid, non si preoccupi, quando tra tre o quattro mesi avranno ucciso Rouhollah, il suo film diventerà famoso - Rouhollah si mise a ridere. Io dissi: come puoi dire una cosa del genere del tuo amico? Lui rispose: lottare ha un prezzo". Questo dialogo premonitore, che ha luogo molto presto nel film, illustra perfettamente la sensazione di essere sull'orlo del precipizio e il coraggio di un uomo che alcuni hanno tentato di infangare. Il documentario, al tempo stesso molto preciso sulla serie di manipolazioni avvenute e attento all'umanità condivisa da tutti i resistenti del mondo, lo riabilita completamente.

Prodotto da Real Reel Doc, Fils de mollah è coprodotto da Arte GEIE e dalla SVT. Le vendite internazionali sono guidate da Swedish Film Institute.

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(Tradotto dal francese)

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