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BERLINALE 2024 Generation

Recensione: Fox and Hare Save the Forest

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- BERLINALE 2024: I personaggi animati di Mascha Halberstad hanno davvero bisogno di salvare la foresta, ma prima devono fare i conti con un ego smisurato e una biancheria intima minuscola

Recensione: Fox and Hare Save the Forest

Negli anni 50 c'era un vecchio programma, Il carissimo Billy,  il cui titolo originale è Leave It to Beaver. È un consiglio sbagliato perché non potrà mai venirne fuori nulla di buono. Almeno non nel divertente, anche se un po' folle, film d'animazione Fox and Hare Save the Forest [+leggi anche:
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di Mascha Halberstad, selezionato in Generation Kplus alla Berlinale.

Qui, Beaver il castoro è sopraffatto dall’ambizione. Vuole costruire una diga gigante, ne è capace, e blocca il flusso del fiume con i suoi due scagnozzi ratti borbottoni. Si scatena il caos e tutte le case vengono allagate. "Questo è ciò che accade quando si scherza con Beaver", urla a un certo punto, celebrando l’eredità dei cattivi dei film di 007. Proprio come il megalomane Karl Stromberg (che era interpretato da Curd Jürgens ne La spia che mi amava) stava già progettando di distruggere il mondo e creare una nuova civiltà sotto il mare. I due dovrebbero farsi una chiacchierata.

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Sebbene la storia sia esile e l'animazione in 3D non sia affascinante o stravagante come quella di Oink [+leggi anche:
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, delizia in stop-motion di Halberstad, ci sono comunque un sacco di stranezze, a cominciare dal fatto che un film per bambini di cinque anni (e oltre) ha un personaggio che se ne va in giro con il tipo di biancheria intima succinta che di solito si vede nei bar poco illuminati - c'è il fantasma di Ray Winstone e il suo costume da bagno in Sexy Beast che vaga da qualche parte - ma è proprio questo il punto. Questi personaggi sono molto diversi tra loro e hanno il diritto di esserlo. La loro foresta può essere strana, ma è molto inclusiva. E ci sono anche alcune feste del tutto legali.

Comunque, mentre il bosco va incontro a un'inutile distruzione, l'intero film si trasforma in una critica del mondo d’oggi, con una civetta ossessionata dalla sua bambola preferita. C'è un ricco roditore con una "visione" che non si preoccupa minimamente dell'incubo che ne consegue. C'è chi cerca di fermarlo, ma non ha i mezzi per farlo: Tusk, che ora indossa altri vestiti e scava disperatamente una buca solo per vederla di nuovo inondata d'acqua, non è diverso da tutti quegli attivisti la cui voce viene soffocata dai macchinari edili. Allo stesso tempo, Fox non può fare a meno di essere un po' intrigato da questo maniaco egocentrico, dalla sua sicurezza e dal suo potere. È una storia leggera, e c'è anche una canzone o due, ma ci sono momenti in cui sembra oscura, in qualche modo, almeno per i genitori, ma è probabile che i bambini si concentrino sulla Sirena bionda che si rotola nella vasca da bagno.

Halberstad è una regista interessante, con un senso dell'umorismo nero, un amore per i riferimenti adulti e un enorme rispetto per il suo pubblico, grande o piccolo che sia. Non ha paura di mostrare una creatura che ha perso la testa, con un'enorme scultura di ghiaccio che occupa gran parte della sua casa e manie di grandezza che rispecchiano quelle di molti politici. "Oggi mostrerò al mondo quanto sono grande", dice. Ma sembra anche credere che le persone - e gli animali della foresta - siano capaci di cambiare. È un messaggio importante, ma che viene trasmesso con discrezione, accanto agli appelli alla sostenibilità ambientale e ai mormorii senza senso dei Rats che fanno le loro migliori imitazioni del Tommy Shelby di Peaky Blinders. Sebbene i suoi progetti personali, come Oink, siano probabilmente più toccanti, anche questa sua ultima fatica merita una visione.

Fox and Hare Save the Forest è prodotto da Submarine (Paesi Bassi), Walking the Dog (Belgio) e Doghouse (Lussemburgo). Urban Sales cura le vendite internazionali.

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(Tradotto dall'inglese)

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