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Au dos de nos images

di 

- Un diaro che comincia alla fine del 1991 per terminare all'inizio del 2005, seguito dalle sceneggiature del Figlio e dell'Enfant, il racconto di un'avventura artistica

Prima, seconda, terza... fino a sette, nove versioni di una sceneggiatura. Poco a poco i personaggi si costruiscono, si sbozzano, si ridefiniscono. Gli attori vengono scelti in funzione alla loro capacità di 'abitare' i personaggi o il contrario. La regia devia, prende un po’di sorpresa la sceneggiatura. Un’estetica si afferma in modo sempre più forte ed i metodi si fanno più radicali…sotto i nostri occhi si svela la genesi delle opere, di un’opera.

Nelle sue note di lettura, nei suoi commenti sui film che vede, nei motivi ricorrenti che ritmano questi quindici anni, Luc Dardenne snocciola i nomi che costruiscono un pensiero ed una soggettività. C’è " Jean-Pierre", ombra portata su ogni riflessione, doppio fantomatico, che dà forma ad un 'noi' fuori quadro; qualche nome senza chiarimenti (Emmanuelle, Lucie); dei padri: Shakespeare, Lévinas, Gatti... dei pari : Van der Keuken, De Sica... il libro, raccogliendo altre immagini ed altre parole, s’illumina dei mille fuochi di altri pensieri... E Lévinas è la luce più forte attraverso la quale poter leggere tutta l’opera dei Dardenne. Di La Promesse, Luc Dardenne scrive : "tutto il film può esser visto come un tentativo di arrivare infine al confronto". E senza dubbio è altrettanto vero per ogni loro opera. Leggendo il libro di Luc Dardenne, si percepisce sino a che punto il cuore dei loro film non sia tanto la questione sociale, quanto il contesto, quadro violento dove si gioca il confronto.

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Il cinema dei fratelli Dardenne rimanda certamente al thriller. Ma in un certo modo può anche appartenere all’ordine del western, un western che trae origine nelle 'terre di nessuno' delle nostre società moderne, questi deserti economici ed affettivi divenuti spazi di lotta per la sopravvivenza. Là emerge il duello, il faccia a faccia. "Uccidere o non uccidere?", è questa la sfida su cui si interroga costantemente questo cinema. La Promesse, Rosetta, Il Figlio [+leggi anche:
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, L’Enfant [+leggi anche:
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intervista: Luc & Jean-Pierre Dardenne
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, raccontano storie di omicidi (reale e/o simbolici) che non avranno luogo. Ciascun film costruisce lentamente, con crescente tensione, la preparazione dell’evento, l’istante fatidico della scelta. Si tratta della questione della nascita della società, questione giustamente mitologica, dell’inizio dell’umanità. Per l’uomo, preso nel flusso inarrestabile del vivere, la scelta significa la nascita della sua identità, il suo 'tragitto morale'. In questo cinema esistenziale ed etico, cinema della liberazione, i personaggi dei Dardenne avanzano verso l’istante della scelta. Non sono riconducibili se non a questa irriducibilità, se non a questo spessore che gli infonde mistero. Opachi e lontani, in fuga mentre camminano, o filmati di spalle, vanno incontro a quel volto che costituirà l’evento.

Diversi fatti raccontati qui e là da Luc Dardenne parlano dell’imperturbabile follia del mondo. Rivelano le tracce della presenza di un terrore affascinato: la paura che la bestia che vediamo accovacciata negli altri ci sia anche troppo famigliare. Mai distante, mai 'parlante', la macchina da presa non molla mai il suo personaggio. Si tratta di esserci, o piuttosto di 'esserne parte'. Perché l’altro potreste essere 'voi', 'noi', 'io'. È questo il grido che lancia il libro di Luc Dardenne: "c’è un terrore in noi esseri umani, la paura del male di cui siamo capaci, di cui io sono capace. È forse per esorcizzare questa paura che mostriamo l’operato del male. È certamente per questo... ed anche per l’istante in cui un essere umano, un personaggio, sfugge al dominio di quest’operato." E’ questo il momento che questo cinema selvaggio e bruciante bracca instancabilmente, l’istante evanescente di una rivelazione, di un’annunciazione dell’annientamento. È lei che ci chiede i suoi voti: "la conversione di un individuo nella notte della sala oscura. Il destinatario segreto dei nostri film".


Luc Dardenne, Au dos de nos images, 1991-2005 seguito dalle sceneggiature de Le Fils e L’Enfant di Jean-Pierre e Luc Dardenne, Edition du Seuil, 2005

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(Tradotto dal francese)

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