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INDUSTRIA Francia

Le sale in difficoltà, troppi film francesi (1)

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E’ stato pubblicato ieri il rapporto Jean-Pierre Leclerc sulle "condizioni attuali delle uscite in sala ", uno studio commissionato da Véronique Cayla, la direttrice generale del Centre National de la Cinématographie (CNC). L’inchiesta nasce da una constatazione: le uscite dei film sono passate da 387 a 530 tra il 1996 e il 2005, cioè circa dieci nuovi film a settimana. Superiore agli altri paesi europei (368 in Germania nel 2004, 530 in Spagna, 392 in Italia, 451 in Gran Bretagna), questa cifra non deve la propria crescita a film americani che restano stabili, ma ai film francesi (160 uscite nel 1996 contro 228 nel 2005) e europei (da 57 a 96). E la produzione record di 240 lungometraggi francesi nel 2005 aggrava la situazione perché il mercato non riesce ad assorbirli e a offrire loro delle condizioni di visibilità soddisfacenti.

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Tra le cause dell’ inflazione del numero delle uscite figura la creazione delle filiali di distribuzione delle reti televisive (Mars Distribution per Canal +, TFM Distribution per TF1, SND per M6) che distribuiscono circa 50 film all’anno, ma anche le uscite tecniche, il peso crescente dei multiplex o ancora i contratti di acquisto in pacchetti tra Canal + e TPS e le società di produzione americane. Inoltre, il numero di copie è più che raddoppiato in 10 anni (da 37 000 nel 1996 a oltre 75 000 l’anno scorso). Questo fenomeno deriva da diversi fattori: un parco sale più radicato nelle piccole e medie città, la domanda di film sempre nuovi da parte del pubblico, la sovrapposizione di alcuni film (soprattutto americani), l’influenza delle filiali della distribuzione delle reti tv che distribuiscono il 10% dei film con il 23% delle copie. Questa tendenza che fa calare il profitto per una singola copia porta a una riduzione dei tempi di permanenza in sala dei film che è invece necessaria soprattutto ai titoli più deboli.

Il calendario ha anch’esso un ruolo, con l’estate considerata sfavorevole ai film francesi e un intasamento di pellicole durante le vacanze scolastiche non estive. A questo va aggiunta la saturazone degli schermi, con film che ottengono il 56 % dei propri incassi in due settimane di programmazione e il 79 % in quattro settimane. Si crea così uno scarto fra i distributori più potenti e i più modesti. Nel 2004, GBVI piazzava in media 391 copie a film davanti a Warner (389), EuropaCorp(350), UIP (309), Pathé (291), UFD (285), Columbia (269), SND (247), Mars (240), Pan Européenne (237) e TFM (235). Dei numeri da comparare con quelli di Bac Films (91), Rezo Films (89), ARP Sélection (83), Diaphana (73), Gémini (63), Pyramide (58), Haut et Court (47), Les Films du Losange (43), Océan (43) e MK2 (25).

Risultato? Gli esercenti stimano che sia impossibile conciliare l’accesso dei film alle sale con la garanzia di una permanenza soddisfacente nelle sale. Quelle d’essai sono spesso obbligate per questioni di profitto a programmare dei grandi film a discapito del cinema di ricerca. E le tensioni aumentano con i distributori messi sotto pressione dalla forte crescita degli investiment pubblicitari necessari per distribuire i film (+107 % dal 2000). Su tutto pesa anche il potere sulla carriera di un film detenuto da due circuiti che hanno quasi il monopolio delle condizioni di uscita: UGC (41 % delle presenze a Parigi) e EuroPalaces (24%).

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(Tradotto dal francese)

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