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AUDIOVISIVI Francia

Vivendi Universal, l’ora della verità

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- Il principale finanziatore del cinema francese alla prova di un consiglio di amministrazione chiamato ad approvare un'ampia riorga-nizzazione e un programma di cessioni per la riduzione del debito

Un consiglio d'amministrazione cruciale per Vivendi Universal, quello di domani a Parigi. Il principale finanziatore del cinema francese (attraverso la sua filiale Canal+) è atteso al varco: messo di fronte ad un debito di 19 miliardi di euro e a problemi di liquidità a breve termine, VU deve presentare, secondo alcune fonti, un piano strategico che confermi uno sviluppo nei media. Dopo aver evitato una cessazione di pagamento, Jean-René Fourtou, che ha sostituito Jean-Marie Messier alla testa del gruppo lo scorso 3 luglio, presenterà dei chiarimenti sul calendario di cessioni promesse alle banche: 10 miliardi di euro su 18 mesi, di cui 5 in nove mesi.
Vivendi Universal ha già venduto, l’estate scorsa, il polo della stampa generalista, il suo portale Internet e la società dei decoder di Canal+, per un totale di 700 milioni di euro. E sarebbero in chiusura le negoziazioni con la News Corp. di Rupert Murdoch per la vendita della filiale italiana Telepiù. Tra l’altro, Jean-René Fourtou vorrebbe cedere anche il settore delle edizioni Vivendi Universal Publishing (VUP) ad esclusione dei videogiochi.
In Francia VU ha deciso di concentrarsi su Canal+ prima di quotare nuovamente la società in Borsa nel 2003. Il nuovo Canal+ comprenderà la televisione criptata, il bouquet televisivo CanalSatellite, l’editore Multithématiques e la società di produzione StudioCanal. Sul versante americano, Jean-René Fourtou ha escluso l’uscita da Vivendi Universal Entertainment (VUE) che riunisce gli studios Universal e i canali televisivi USA Networks. Secondo il quotidiano “Wall Street Journal”, le clausole del contratto renderebbero comunque molto difficile una cessione di questi attivi americani. Un’opinione non condivisa dal direttore di VUE, Barry Diller, che preferirebbe riconquistare l’indipendenza. Un disaccordo che promette un consiglio di amministrazione piuttosto animato e ricco di colpi di scena.

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(Tradotto dal francese)

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