Gli autori minacciano la mobilitazione contro le lobby tv
Il movimento dei Centoautori ha espresso preoccupazione in una lettera al ministro dei Beni e delle Attività Culturali Francesco Rutelli e a quello per le Comunicazioni Paolo Gentiloni per "gli emendamenti presentati alla Camera da deputati appartenenti alla maggioranza di governo che intendono stravolgere i provvedimenti della Finanziaria che stabiliscono regole trasparenti nei rapporti tra televisioni da una parte e autori e produttori dall’altra".
Il gruppo di professionisti del cinema e dell'audiovisivo nato nella primavera scorsa (vedi articolo) accusa la politica di non essere in grado di imporre regole ai network televisivi e minaccia di sospendere il patto di fiducia che finora lo aveva spinti a collaborare con questo governo e a mobilitarsi contro coloro "che si stanno adoprando per farsi strumento delle lobby televisive".
Alla fine di novembre il ministro Rutelli aveva riunito i rappresentanti dell'intera filiera dell'industria cinematografica italiana per fare il punto sui provvedimenti in discussione in Parlamento, definendoli ''una riforma rivoluzionaria per il cinema italiano''.
Due i punti più importanti del pacchetto di norme: l'introduzione del credito di imposta, che garantirebbe alle imprese cinematografiche fino a 3,5 milioni di euro di deducibilità fiscale, in caso che tale denaro venga reinvestito in ulteriori progetti. Inoltre, con la modifica alla normativa sulla Radiotelevisione (testo unico dlgs 177/2005), anche i fornitori di contenuti televisivi e i fornitori di programmi in pay-per-view riserverebbero ''una quota non inferiore al 10 per cento dei propri introiti netti annui al finanziamento, al pre-acquisto e all'acquisto di opere europee e all'adattamento o confezionamento di contenuti europei per le nuove tecnologie''.
All'interno di tale quota, il 30 e il 35 per cento sono ulteriormente riservati ai prodotti italiani, rispettivamente a carico dei fornitori di servizi in chiaro e delle emittenti a pagamento. Questo provvedimento impegnerebbe quindi due grandi broadcaster come Sky e Telecom a partecipare al finanziamento della filiera, obbligo precedentemente imposto alle sole emittenti televisive tradizionali.
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