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FILM / RECENSIONI

Versailles

di 

- Un'opera prima emozionante e sottile sul tema della povertà, presentata al festival di Cannes, in cui il realismo si sposa con la fantasia

Enzo ha quattro anni, è un bambino come gli altri: corre dietro agli uccelli nel parco, gioca a pallone e dorme profondamente. Ma non fa una vita normale poiché dorme per strada insieme alla madre, Nina. E' questo lo spunto di Versailles [+leggi anche:
trailer
intervista: Geraldine Michelot
intervista: Pierre Schoeller
scheda film
]
, opera prima di finzione cinematografica dello sceneggiatore Pierre Schoeller (collaboratore, in passato, di Erick Zonca e di Jean-Pierre Limosin). Un film toccante sul tema delicato della povertà estrema, scoperto al festival di Cannes 2008 nella sezione Un Certain Regard.

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Tra squat e lavori precari, Nina (Judith Chemla) girovaga di notte con il piccolo Enzo (Max Baissette de Malglaive), lottando contro fame, freddo, fatica e sporcizia. E' una madre premurosa, che mente per evitare che il figlio le venga portato via. Mandata in un centro d'accoglienza a Versailles, Nina ed Enzo incontrano Damien, un emarginato (l’ottimo Guillaume Depardieu) che vive in una capanna nel parco del castello. Senza altra spiegazione se non una lettera, Nina gli lascia il figlio per cercare di ricostruirsi una vita. Ma quando lei tornerà, loro non ci saranno più. Dopo aver tentato di sbarazzarsi di Enzo, infatti, Damien si affeziona a lui e tenta di assicurargli un futuro, con l'aiuto del padre e della sua compagna (Patrick Descamps e Aure Atika). Un ritorno difficile a una vita "normale" che compie allo stesso tempo anche Nina (divenuta aiuto-infermiera in provincia) e che Pierre Schoeller affronta con delicatezza, trattando con molta umanità la questione della povertà e delle sue derive autodistruttrici.

Oggi in Francia, 900 000 persone vivono in condizioni precarie (in tende, capanne, furgoni, garage). Scegliendo questo sfondo per il suo melodramma, il neo-regista riesce a tracciare un quadro netto delle disfunzioni delle società occidentali moderne, dove la miseria si nasconde dietro a un mondo di privilegi simbolizzato dal castello di Versailles. Un'eco storica dei tempi dei plebei e dei re, delle carestie e dei privilegi, che Pierre Schoeller affronta senza farne una caricatura, mostrando come la marginalità possa essere scelta (Damien) così come subita (Nina). Giocando segretamente sulla metafora famiglia-società, il regista s'interroga soprattutto (e interroga lo spettatore) sull'avvenire impersonato dal bambino (che ricorda il Kid di Chaplin). Un futuro in gestazione che passa per nuovi legami affettivi e sociali, che implicano il difficile superamento degli egoismi individuali. Una luce di speranza per un film immerso nell'oscurità e fatto di inquadrature penetranti, scolpite dal lavoro sottile sui chiaroscuri del direttore della fotografia Julien Hirsch e illuminato dal semplice viso di un bambino.

Prodotto da Les Films Pelléas , Versailles ha beneficiato di un budget di 2,6 M€, che include un anticipo sugli incassi del Centre National de la Cinématographie (CNC), il sostegno della regione Ile-de-France, di Centre Images e di Canal +. Les Films du Losange, che guidano anche le vendite internazionali, distribuiscono il film nelle sale francesi il 13 agosto 2008.

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(Tradotto dal francese)

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