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VENEZIA 2008 Fuori concorso

I sette minuti dell’umorista de Oliveira

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“I Festival non sono come le Olimpiadi: ogni film è diverso, non ci sono record. È impossibile stabilire chi vince”: parola di Manoel de Oliveira, cent’anni il prossimo dicembre ma – secondo il direttore Marco Müller – “il più giovane dei cineasti presenti alla 65. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica”.

Allergico ai premi (“Per alcuni sono di grande stimolo, a me piacciono solo quelli alla carriera”), il maestro del cinema portoghese presenta quest’anno a Venezia il cortometraggio Do Visível ao Invisível, naturalmente Fuori concorso. “Non sono una persona competitiva”, spiega il regista, che tra qualche ora dividerà la serata d’apertura con l’atteso Burn After Reading dei fratelli Coen.

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L’ultima fatica di de Oliveira dura appena sette minuti: tanto basta, a quest’autore altrove fluviale, per svelare i paradossi di una società così all’avanguardia nei mezzi di comunicazione da esser diventata incapace di comunicare.

Due amici di lunga data, il brasiliano Leon Cakoff (anche produttore del film) ed il portoghese Ricardo Trepa (nipote dell’autore, e presenza costante nel suo cinema dai tempi di 'Non', ou A Vã Glória de Mandar, 1990), s’incontrano per caso nel traffico di São Paolo. Vorrebbero parlare: del più e del meno, del mondo, di massimi sistemi. Ma i loro cellulari continuano a squillare: e così, per sostenere una conversazione, non trovano di meglio che telefonarsi.

I tempi “comici” sono drammaticamente esatti (montaggio dello stesso de Oliveira), e il pubblico di stasera – ma il maestro preferisce che si dica “gli spettatori” – potrà metterli a confronto con l’umorismo scatenato dei Coen, tornati al divertissement dopo il grave Non è un paese per vecchi.

Prodotto da Cakoff e Renata De Almeida, Do Visível ao Invisível è il primo capitolo di un film ad episodi, il work in progress Mundo Invisìvel, commissionato dal Festival del Cinema di São Paolo a registi di tutto il mondo: tra i nomi già coinvolti, Fernando Solanas, Hector Babenco, Guy Maddin e il polacco Jerzy Stuhr.

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