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TRAINING Internazionale

Torino Film Lab: è il momento del Meeting Event

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Dopo l’apertura ufficiale del Torino Film Festival (ieri con la proiezione di W di Oliver Stone), entra nel vivo in queste ore anche il I Meeting Event del TorinoFilmLab. Domani è il giorno dei 15 progetti, tutti europei, del Training Programme: sviluppati attraverso il corso avanzato di sceneggiatura Script&Pitch Workshops, saranno sottoposti all’attenzione di sessanta produttori da tutto il mondo, nel corso di due intense sessioni di pitching. Ogni partecipante avrà a disposizione venti minuti di presentazione (con uno spazio per le eventuali domande), ma sono previsti anche one-to-one meeting di approfondimento.

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Su quale dei progetti si appunterà l’attenzione degli addetti ai lavori è difficile dirlo: di certo, al momento, c’è solo che i 6 migliori (a giudizio dell’Advisory Board internazionale) accedono di diritto al Development Programme dell’anno prossimo, proseguendo così quel percorso di “formazione, sviluppo e sostegno” che è il principale obiettivo del Lab torinese.

Apre, in ordine alfabetico, la lista dei selezionati la svedese Hanna Andersson, che in Trust si confronta con una storia di spionaggio, amore e tradimento ispirata a fatti reali accaduti tra la Svezia e la DDR prima della caduta del Muro.

Altri sette gli sguardi femminili in corsa per i Development Awards: l’estone Anu Aun, che racconta l’educazione sentimentale del giovane Mattias in The Polar Boy; le britanniche Celia Canning e Nicola Mills (rispettivamente con Division e Greengrass); l’olandese Eva Keuris, che in The Ark descrive l’atipica elaborazione di un lutto; la tedesca Franziska Müller con Swimming, commedia drammatica tutta al femminile; le italiane Marta Parlatore (residente in Polonia, in Still Life fotografa gli ultimi giorni di tre donne) e Anna Suriani Wasch (Porcelain Girl, che ha già trovato l’interessamento dell’attrice Alba Rohrwacher).

Dall’Italia provengono anche Sergio Recchia, che propone al Lab un progetto ambientato proprio a Torino, Shifting, e Leonardo Staglianò, che cita Aristotele e gioca sul filo dell’assurdo con The Incredible Odissey of Daniel Flow.

Non privo di spunti autobiografici, No Way Home di Goran Kapetanovic (nato a Sarajevo, in Svezia dal ’92) è un moderno racconto di migrazione dalla Bosnia a Malmö; e si muove tra due Paesi, Olanda e Irlanda, anche Fetch di Finbarr Wilbrink, commedia su padri, figli e segreti. Ingredienti simili, ma toni drammatici, in Inside di Laurent de Bartillat (autore già di The Vanishing Point), storia di tre generazioni intrappolate nella ragnatela di un segreto di famiglia.

Ambizioni fantascientifiche invece per il ceco Petr Vaclav (Resurrections), mentre è ancorato ad un solido realismo Canal dello spagnolo Sebastian Mantilla.

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