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FESTIVAL DI ROMA Concorso / Germania-UK

Scene da un matrimonio, quello di Tolstoj, in The Last Station

di 

Marito e moglie discutono, urlano, spaccano piatti, e poi giocano, ridono e si abbracciano. Normali scene da un matrimonio, si direbbe. Ma quando i protagonisti sono Lev Tolstoj e la consorte Sofja, con alle spalle i loro 48 anni di vita comune, complice e allo stesso tempo complicata, vale la pena di trarne un film: lo ha fatto Michael Hoffman con il suo The Last Station [+leggi anche:
trailer
scheda film
]
, interpretato da un'esplosiva Helen Mirren e un irriverente Christopher Plummer, e presentato in concorso al Festival di Roma.

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Come una mosca, si entra nella tenuta a pochi chilometri da Tula dove il grande scrittore russo visse, lavorò e fu sepolto, e se ne spia la vita più intima. Tolstoj, ormai molto vecchio e seguitissimo profeta di uno stile di vita basato, tra l'altro, su castità e rifiuto della proprietà privata, è sul punto di firmare un nuovo testamento e lasciare tutti i suoi beni al popolo. Sua moglie, musa, collaboratrice e madre dei suoi 13 figli, ricordandogli che prima che un grande scrittore, è un marito e un padre, cerca di impedirglielo in ogni modo. I due litigano molto, ma si amano anche di più.

Tratto dall’omonimo romanzo di Jay Parini (basato a sua volta sui diari di Tolstoj e dei suoi parenti e amici), ne risulta un film ben confezionato e ben scritto: non il solito biopic, ma un racconto realistico e spesso esilarante degli ultimi giorni di una delle icone della letteratura mondiale, in cui il mito è mostrato nella sua umanità, con tutte le sue contraddizioni e debolezze, e con un taglio preciso: le sue magagne familiari. "Ciò che più mi ha colpito di questa storia, è come una sorta di apostolo, quale era divenuto Tolstoj, non fosse in grado di gestire la propria vita familiare e fosse costretto, a 82 anni, a scappare di casa", ha detto Michael Hoffman.

Christopher Plummer è azzeccato nella sua interpretazione vispa e ironica del grande scrittore, ma la vera star del film è indubbiamente Helen Mirren, che dà vita a una Sofja determinata e passionale al limite della follia: l’attrice passeggia sul cornicione per ascoltare conversazioni segrete, spara alla foto del collaboratore del marito, si butta nel lago in preda alla disperazione, dando con la sua performance esuberante un po' di colore russo a un film che altrimenti risulterebbe un po' troppo "british" (gli attori sono tutti britannici, e si vede molto).

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