email print share on Facebook share on Twitter share on LinkedIn share on reddit pin on Pinterest

FILM Belgio

Hitler in Hollywood, un intrigo contro il cinema europeo

di 

Cosa sarebbe successo se ci fosse stata una cospirazione per evitare che il cinema europeo divenisse influente come quello di Hollywood? E se interessi oscuri avessero determinato il fallimento della costruzione di un grande studio cinematografico a Malta, negli anni ‘30? E se la leggenda del cinema francese Micheline Presle avesse realizzato un film, oggi misteriosamente scomparso dagli archivi cinematografici?

E quale sarebbe oggi il volto dell’industria cinematografica europea se questi (ipotetici) eventi fossero accaduti? E se l’attrice Maria de Medeiros fosse finita proprio al centro dell’intrigo durante le indagini?

(L'articolo continua qui sotto - Inf. pubblicitaria)
Hot docs EFP inside

Il regista belga Frédéric Sojcher, il cui documentario Cineastes à tout prix era stato selezionato a Cannes nel 2004, combina tutti questi elementi in un insolito film che mischia realtà e finzione. Hitler in Hollywood è stato presentato in anteprima mondiale venerdì scorso al Brussels Film Festival, una settimana prima della proiezione in Concorso al Karlovy Vary International Film Festival.

Maria de Medeiros — che interpreta se stessa, o presta almeno il suo nome ad una testarda e colorata versione di se stessa — sta girando un documentario sulla 87enne star del cinema Presle. Durante le interviste, scopre che l’attrice aveva partecipato ad un film di Luis Aramcheck.

Presle non ha mai visto il film, e Medeiros si impegna subito a trovarlo. Senza però immaginare che la ricerca di tracce, tra Bruxelles, Parigi, Cannes, Berlino, Londra, Venezia e Malta, potrebbe diventare molto pericolosa.

Hitler in Hollywood è un film difficile da descrivere, che rifiuta semplici categorizzazioni e mischia volontariamente i generi provocando il pubblico con falsi indirizzi e fatti veri. Il film è insieme un road movie in cerca dei pezzi mancanti di un puzzle europeo, un docu-fiction, un thriller, un manifesto del cinema europeo e l’allarme sulla supremazia dell’industria hollywoodiana nel mondo occidentale. Il tutto servito con grande ironia e (vere) affermazioni di vari professionisti del cinema come Wim Wenders ed Emir Kusturica.

Da un punto di vista estetico, Hitler in Hollywood sembra evocare lo stile fumettistico e flirta con la libertà visiva che tradizionalmente viene lasciata quasi solo al cinema sperimentale. In varie sequenze, i tre ‘personaggi’ principali (Presle, Medeiros e l’operatore Thomas, interpretato dal fiammingo Wim Willaert) emergono grazie ai loro colori accesi, in contrasto con gli altri personaggi e ambienti, in bianco e nero o sfocati.

Il film è stato interamente girato con camera digitale, una scelta pratica, secondo Sojcher, poiché girare in vari paesi con una piccola troupe avrebbe reso piuttosto disagevole il trasporto di materiali più pesanti. Il risultato tecnico di tale scelta è una messa in scena fluida e stimolante. La sua resistenza alla fotografia e al montaggio tradizionali è perfettamente allineata al suo plot non conformista. In un periodo in cui i progetti cinematografici sono sempre più obbligati a seguire i vincoli di regole prestabilite, Hitler in Hollywood si erge ad esempio di libertà creativa.

(L'articolo continua qui sotto - Inf. pubblicitaria)

(Tradotto dall'inglese)

Ti è piaciuto questo articolo? Iscriviti alla nostra newsletter per ricevere altri articoli direttamente nella tua casella di posta.

Privacy Policy