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LOCARNO 2010 Concorso / Germania

Sagat, dall’hard allo zombie gay

di 

Due film in concorso, ma niente Pardo come migliore attore. Non che qualcuno ci contasse (incluso lui, troppo furbo per sperarci davvero), fatto sta che il vero protagonista, qui a Locarno, è stato François Sagat, star trentenne del porno gay: passato, come prima di lui il collega “straight” Rocco Siffredi, dalle luci rosse a quelle della ribalta intellettuale, nei primi giorni di festival ha concentrato su di sé l’attenzione di giornalisti, appassionati e semplici curiosi, regalando al neodirettore Olivier Père il picco mediatico della 63. edizione.

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Merito (o colpa, per i detrattori) di due film che più diversi non si potrebbe, accomunati soltanto dal protagonismo atletico del divo per soli adulti e dall’identico divieto ai minori di 18 anni, per alcune scene che, stando al catalogo, avrebbero potuto “urtare la sensibilità di alcuni spettatori”.

A inaugurare la doppietta è stato L.A. Zombie [+leggi anche:
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scheda film
]
di Bruce LaBruce, il campione canadese del queer cinema più estremo, che riciclando suggestioni horror del suo precedente (e più riuscito) Otto; or, Up With Death People [+leggi anche:
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scheda film
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, fa emergere dalle acque del Pacifico il morto vivente (per di più alieno, stando alla sinossi) più muscoloso della storia. O forse è solo un senzatetto schizofrenico della città degli angeli? Fatto sta che intorno a lui la gente comincia a crepare, e – strano a dirsi – non per colpa sua. Anzi: dotato di un pene che – letteralmente – resuscita i morti, il nostro pensa bene di inserirlo tra le carni straziate dei defunti, rianimandoli. Il tutto fino allo sfinimento (nostro, non suo né loro), per circa 60 minuti pieni di musica e privi di dialoghi. Cosa, quest’ultima, che ad alcuni avrà ricordato i porno, quelli veri: ma qui il fallo salvifico (con tanto di aculeo da scorpione che eiacula nero di seppia) è frutto del makeup di uno specialista di effetti speciali (si chiama Joe Castro, neanche a farlo apposta).

Risultato? Qualche brivido di raccapriccio per le punte splatter e tante risate in sala. Ma anche fuori, con le spericolate letture di chi, nel campionario delle vittime, vede uno spaccato della società americana, e chissà cos’altro: per loro, e non solo, presto in vendita nei sexy-shop una versione hard integrale. Quella vista a Locarno, invece, dovrebbe riuscire ad arrivare, se non nei cinema, almeno nel circuito homevideo “tradizionale”: distribuito nel mondo dai tedeschi di Wurstfilm GmbH, che l’hanno anche prodotto con Dark Alley Media e PPV Network, L.A. Zombie può già contare su un distributore italiano, Atlantide Entertainment.

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