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FESTIVAL Italia

A Torino tra giovani talenti e grandi maestri

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“Film dal linguaggio innovativo e sorprendentemente efficace”: ecco l’identikit dei titoli del Torino Film Festival (dal 26 novembre al 4 dicembre) tracciato dal direttore Gianni Amelio: particolarmente soddisfatto quest’anno della selezione, che come sempre affianca giovani talenti – soprattutto nel Concorso internazionale, riservato ad opere prime, seconde e terze – e grandi maestri (la chiusura è affidata a Hereafter di Clint Eastwood).

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Tanti gli europei: la principale sezione competitiva ne conta 8 (su un totale di 16 titoli), dall’italiano Henry, noir feroce e insieme esilarante firmato da Alessandro Piva, al romeno Portrait of the Fighter as a Young Man [+leggi anche:
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di Constantin Popescu, passando per due film inglesi che mettono in farsa il tema serissimo del fondamentalismo islamico, Four Lions [+leggi anche:
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di Christopher Morris e The Infidel [+leggi anche:
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di Josh Appignanesi.

Vasto il fuori concorso, ribattezzato l’anno scorso “Festa Mobile” in onore di Hemingway: provenienti dai maggiori festival del mondo, sfilano qui i nuovi film di autori più che noti come Danny Boyle (127 Hours [+leggi anche:
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Intervista Danny Boyle e James Franco …
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), Christophe Honoré (Homme au bain [+leggi anche:
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), Raul Ruiz (il monumentale Mistérios de Lisboa [+leggi anche:
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), Peter Mullan (Neds [+leggi anche:
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), Richard Loncraine (The Special Relationship, sul legame tra Blair e Clinton), Mathieu Amalric (Tournée [+leggi anche:
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intervista: Mathieu Amalric
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); ma anche documentari che fanno i conti con la storia e la politica, come il fluviale Autobiografia di Nicolae Ceausescu [+leggi anche:
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di Andrei Ujica e 48 di Susana de Sousa Dias (sugli anni della dittatura di Salazar in Portogallo).

Il “Rapporto confidenziale”, inaugurato nel 2009 dalla personale su Nicolas Winding Refn, stavolta indaga un intero genere, l’horror, cercando nella produzione indipendente contemporanea gli indizi di una rinascita: dal vecchio continente solo Outcast [+leggi anche:
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di Colm McCarthy, che sposa una storia di stregoneria con volti e location (la periferia di Edimburgo) che piacerebbero a Ken Loach.

Più numerosa la presenza europea in “Onde”, lo spazio sperimentale del festival, attento ai nuovi linguaggi e alla ricerca, dove si segnala il ritorno dell’habitué Tonino De Bernardi (con il pucciniano Butterfly l’attesa) il doc The Arbor di Clio Barnard e il road movie finlandese The Painting Sellers di Juno Kuosmanen, già vincitore della Cinéfondation a Cannes 2010.

Cresce l’importanza del TorinoFilmLab, il laboratorio internazionale nato nel 2008 per sostenere i cineasti emergenti, che dal 28 al 30 novembre coinvolge 120 professionisti nel suo terzo Final Meeting Event: durante il festival si vedranno, fuori concorso, due titoli realizzati col supporto del TFL, Agua fria de mar [+leggi anche:
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intervista: Savina Neirotti
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di Paz Fabrega e Le quattro volte [+leggi anche:
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intervista: Michelangelo Frammartino
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di Michelangelo Frammartino.

Tra le altre proposte da citare: i concorsi nazionali per corti (con l’anteprima italiana di Diarchia con Riccardo Scamarcio e Louis Garrel) e documentari, le retrospettive dedicate a John Huston e Vitalij Kanevskij, il ciclo “Figli e amanti” (cinque registi italiani, tra cui Daniele Luchetti e Saverio Costanzo, parlano del loro colpo di fulmine cinematografico), il Gran Premio Torino a John Boorman.

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