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FILM Italia

Servillo e Il Gioiellino, le conseguenze dell'avidità

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Dopo il brillante esordio nel 2007 con il premiatissimo La ragazza del lago [+leggi anche:
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, Andrea Molaioli torna con Il gioiellino [+leggi anche:
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(nelle sale dal 4 marzo in 170 copie con BIM), film "civile" ispirato allo scandalo del crack Parmalat che portò in carcere per bancarotta fraudolenta i vertici della società agro-alimentare e gettò nella disperazione azionisti e piccoli investitori.

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Prodotto dalla Indigo Film (Il Divo [+leggi anche:
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) con la francese Babe, insieme a Rai Cinema, Il Gioiellino è interpretato da Remo Girone, nel ruolo del padrone dell'azienda che produce latte, Toni Servillo in quello del ragioniere vera "mente" della società, e Sarah Felberbaum, nipote del padrone con master di economia.

Tra cronaca e apologo, Il Gioiellino non vuol essere però un film d'inchiesta. Molaioli, che teneva in mente come modello Il caso Mattei di Francesco Rosi, dice che l'idea "è partita da una riflessione su questa crisi globale, dall'inquietudine che nel corso degli ultimi anni nasceva intorno ai sistemi finanziari. La vicenda Parmalat era emblematica da un lato dell’italianità, con il suo familismo amorale, ma anche di una certa gestione senza scrupoli che non è certo solo italiana, ma tipicamente occidentale. Mi interessavano la schizofrenia dei personaggi sull’orlo del baratro mentre ripetono "va tutto bene". Il titolo del film è preso infatti da una frase che sarebbe stata pronunciata dall vero protagonista del crack Parmalat, Callisto Tanzi: "A parte quei 14 miliardi di buco, l’azienda è un gioiellino".

La sceneggiatura è firmata dal regista con la giovane Ludovica Rampoldi (La doppia ora [+leggi anche:
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) e Gabriele Romagnoli, giornalista, inviato ed editorialista di un grande quotidiano che forse ha dato al film una eccessiva rigorosità cronachistica, a scapito della spettacolarità. Le interpretazioni di Girone e Servillo, che restituiscono tutto il cinismo di questi manager di provincia dalla finanza troppo creativa, non salvano dai momenti di stanchezza. Andrea Molaioni ha lavorato come aiuto regista di Nanni Moretti, Carlo Mazzacurati e Daniele Luchetti, ma non ha acquisito la causticità del primo, la passionalità del secondo e i tempi cinematografici del terzo e deve ancora mostrare la sua cifra.

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