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CANNES 2011 Un Certain Regard / Francia

Hors Satan: miracolo in riva alla Manica

di 

Il regista Bruno Dumont torna per la quarta volta al Festival di Cannes con Hors Satan [+leggi anche:
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, che concorre nella selezione Un Certain Regard. Hors Satan è la storia di un ragazzo (David Dewaele) che viva allo stato brado, cacciando e accendendo fuochi presso un villaggio della Costa d'Opale. Una ragazza di una fattoria vicina (Alexandra Lematre) gli dà da mangiare e i due passano del tempo insieme a camminare tra le dune e, a volte, si appartano misteriosamente…

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Ora più che mai, il regista di Flanders [+leggi anche:
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(gran premio della giuria al Festival di Cannes 2006) realizza un film di emozioni più che di idee. Secondo Bruno Dumont, sta allo spettatore provare queste emozioni partendo da quello che il regista ha deciso di offrirgli: paesaggi, presenze fisiche, suoni… Sono questi effetti prodotti nello spettatore che genereranno le sue idee, senza che mai il regista intervenga per suggerirgli che cosa pensare.

Dei sei film di Bruno Dumont, Hors Satan è quello che ha inquadrature meno lunghe e più ampie. Nello sforzo di radicalizzare la sua regia, l'autore ha preferito concentrarsi sulle inquadrature e mettere segni per terra affinché gli attori venissero "filmati meglio" in una scenografia naturale che li sovrasta e cui il film rende giustizia in modo magnifico. Da ciò, prende vita una storia che fluttua al confine mistico tra il bene e il male. Il tracciato non è mai chiaramente definito. Il ragazzo, questo eremita un po' animista e dal volto barocco, è come un clandestino che fa avanti e indietro, a piedi, da una parte all'altra di questo limite invisibile.

In sontuosi campi lunghi, il ragazzo attraversa lo schermo da una parte all'altra. Parla poco eppure sa esprimersi. Come il suo personaggio principale, Bruno Dumont dice di aver bisogno della forza della natura per dare intensità a scene in cui accadono cose molto semplici che non hanno bisogno di parole.

Come per lo scrittore francese George Bernanos, che ha molto influenzato il regista e il titolo del film, è dalla normalità che scaturisce il sovrannaturale. E di straordinario c'è che il film racconta un miracolo senza far ricorso ai soliti artifici del linguaggio cinematografico, semplicemente con l'ausilio di un vocabolario visivo forte che alterna campi lunghi a primi piani, così come inquadrature dall'alto e dal basso, utilizzate con maestria.

Hors Satan non è un film facile. Fa riflettere lo spettatore durante e dopo la sua proiezione, ma Bruno Dumont insiste: "Non sta a me dare un messaggio". E di fatto, il film rimane allo stato brado, così come la natura è stata lasciata ai primi uomini perché la rendessero parte della loro storia. E' un'opera che ricorre abilmente al linguaggio delle ellissi e che dà grande fiducia allo spettatore e alla sua interpretazione.

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(Tradotto dal francese)

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