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VENEZIA 2011 Fuori concorso

La Folie Almayer, personalissima rilettura del romanzo di Conrad

di 

A Venezia per presentare La Folie Almayer [+leggi anche:
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scheda film
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, fuori concorso alla 68a Mostra del cinema, Chantal Akerman ha ricevuto un ringraziamento particolare dal direttore del festival, Marco Müller. Ques’ultimo ha lodato il suo lavoro e si è detto dispiaciuto che la regista belga non sia a favore di premi quali il Leone d’oro e che non abbia voluto in gara il proprio film.

Chantal Akerman ha realizzato un adattamento del primo romanzo di Joseph Conrad, allontanandosi in modo significativo dall’originale. I protagonisti sono sempre il capitano Almayer e sua figlia Nina, che vivono in un luogo remoto in Malesia, lontani da tutto, sulle rive di un grande fiume tumultuoso. Il padre adora la figlia, avuta con un’indigena in seguito impazzita, ma Nina non ricambia l’amore del padre. Trasferita in un collegio per ricevere un’educazione “da bianca”, Nina rimane insensibile alle parole del padre. È invece attirata dalla sua gente, in particolare da Dain, ribelle ricercato dalle autorità che ha promesso di aiutare Almayer a trovare la miniera d’oro che quest’ultimo cerca da sempre…

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«Resta con me. Andremo in Europa. Ti troverò un uomo e vivremo tutti insieme.» Questa battuta del romanzo ha colpito la regista, che ne ha fatto il punto di partenza per ideare il suo film, una coproduzione tra Francia (produttore maggioritario) e il Belgio, che usufruisce del meccanismo federale di detassazione degli utili (tax shelter).

Per poter depositare la sceneggiatura in Belgio,Chantal Akerman ha dovuto ingaggiare un’attrice belga : la sua scelta è caduta sulla giovane Aurora Marion, al suo primo film, che interpreta il ruolo centrale di Nina. Ancora una volta, è stata una battuta del personaggio ad essere fondamentale per la la regista: «Non sono una bianca».

La Folie Almayer tratta innanzitutto del tema dell’appartenenza etnica e dell’attaccamento al proprio popolo, mediante una lotta inconsapevole contro lo sradicamento forzato. Per essere in sintonia con la lentezza e il tono solenne, quasi teatrale, del suo film Chantal Akerman ha avuto bisogno di una fotografia libera dalla freddezza delle immagini in HD : ha quindi preferito una lavorazione in super 16. L’emulsione della pellicola crea la bellezza sporca ed umida di cui il film necessitava perchè l’ambiente – la giungla, il fiume, il luogo dimenticato dove Almayer attende la morte- divenisse vero protagonista, determinante in questa storia d’ amore, d’ attesa e di morte dell’anima.

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(Tradotto dal francese)

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