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FILM / RECENSIONI

Superstar

di 

- Xavier Giannoli ci propone una riflessione sulla notorietà più incentrata sulle domande che sulle risposte. Presentato in concorso alla Mostra di Venezia.

Reduce da una tiepida accoglienza in Francia, l'ultimo film di Xavier Giannoli (Quand j'étais chanteur [+leggi anche:
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) avrebbe potuto raffreddare gli animi di una parte del pubblico del Festival che ha scoperto la pellicola in concorso ufficiale alla 69sima Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia. Eppure la storia presenta delle caratteristiche in grado di catturare l'attenzione dello spettatore sulla base di una buona idea che assicura una buona tenuta, almeno durante le prime due parti della pellicola. Superstar [+leggi anche:
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intervista: Xavier Giannoli
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inizia con un autentico mistero e riesce nell'intento di creare una certa tensione nei riguardi del tema trito e ritrito della fama e i suoi derivati legati al mondo dei reality.

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Martin Kazinski - Kad Merad che ha sperimentato la notorietà in Francia dopo il successo di Giù al Nord [+leggi anche:
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- è uno sconosciuto. Questo insipido quarantenne è un perfetto uomo qualunque che per un'inspiegabile serie di circostanze si ritrova, un bel giorno, elevato al rango di superstar dell'anonimato. La gente si malmena per strappargli un autografo e per fargli una foto. È seguito ovunque, la sua vita privata è al centro dei giornali di gossip e diventa un fenomeno del web. Ma quale vita privata? Martin non pensa di meritarsi tutto quell'interesse. Preferisce essere dimenticato o lasciato tranquillo e soprattutto ha il desiderio di capire i motivi dell'incredibile situazione in cui si ritrova (mai veramente affrontata nella sceneggiatura). Sembra che Fleur - Cécile de France in un ruolo che inizia a essere una costante nella sua carriera - lo voglia aiutare, sebbene al contempo faccia parte di quel sistema che ha contribuito alla creazione di tutto quello squallore, lavorando in un programma tv che è a caccia dello scoop sensazionale e che dopo aver invitato Martin in trasmissione, lo fa sprofondare ulteriormente nel suo incubo…

Superstar rappresenta in parte l'antitesi di Reality [+leggi anche:
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intervista: Matteo Garrone
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di Matteo Garrone. Nel primo il protagonista fugge da quella notorietà che nel secondo, invece, cerca a tutti i costi. Oltre a una discesa agli inferi, ciò che i due antieroi hanno in comune è il contesto dimesso nel quale affrontano la loro evoluzione, quel sottoproletariato giudicato banale, un giudizio che suona come un insulto nel film di Xavier Giannoli. Il regista adatta liberamente il romanzo "L'idole" dello scrittore francese Serge Joncour e ne approfitta per sputare le sue acide sentenze circa l'impero dei media francesi. "Prima, gli artisti si chiedevano come si potesse diventare famosi. Oggi sono i famosi che cercano di diventare artisti", "le persone guardano cose che disprezzano", che è ciò che succede "a forza di voler ridere e distrarsi tutto il giorno".

E il personaggio di Fleur non si sbaglia. Vede in Martin un messaggero venuto a dirci qualcosa, a portarci un messaggio di cui nemmeno lui ne conosce il contenuto. In realtà, Martin suona l'allarme, ma per quanto lo si veda suonare letteralmente la campanella in varie scene del film, c'è qualcosa in lui che non convince. La stessa cosa avviene con la maggior parte degli attori del cast di Superstar che svolgono sì delle funzioni (il cinico, l'emarginato dal cuore grande, la ragazza con problemi…) ma raramente mostrano tutte le sfaccettature del ruolo che interpretano. Senza questo spessore, è difficile arrivare al pubblico, non in grado di identificarsi con la propria rappresentazione nel film. La folla assomiglia più un a branco di posseduti dalle reazioni incomprensibili agli occhi delle persone normali. Probabilmente è ciò che il regista ha voluto fare, oppure una semplificazione della mise en scène, ma vi è qualcosa che sarebbe dovuto essere normale e che sembra non esserlo. Evidentemente non è sempre facile trasporre la banalità sul grande schermo. Prevediamo che la distribuzione dovrà puntare parecchio sul fattore simpatia di Kad Merad per far sì che il film vada oltre i 15 minuti di gloria offerti dalla selezione all'interno di un prestigioso festival internazionale.

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(Tradotto dal francese)

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