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FILM / RECENSIONI

The Color of the Chameleon

di 

- Il film di Emil Christov, in concorso al 53mo festival di Salonicco, si era già distinto a Toronto per la sua unicità nel panorama audiovisivo bulgaro.

Presentato in anteprima a Toronto, The Color of The Chameleon [+leggi anche:
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si era già distinto per la sua unicità nel panorama audiovisivo bulgaro. Quest'opera anomala ha partecipato questo mese alla competizione internazionale del 53mo Festival internazionale di Salonicco, che ha anche ospitato il suo regista, Emil Christov. Originariamente direttore della fotografia del progetto — si ricordi il suo apprezzabile lavoro in Zift di Javor Gardev —, Christov ne ha infine assunto la direzione in seguito a una rinuncia in fase di pre-produzione.

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C'è da scommettere che il film, da quel momento in poi, abbia visto il suo budget ridursi (ben al di sotto del milione di euro) mantenendo tuttavia un grande impatto visivo. Le inquadrature e la fotografia sono particolarmente accurate e il regista si diverte a collezionare gli omaggi (a Casablanca, a Matrix, a Titanic...). Alla fine, l'intero film è un pretesto per recuperare i canoni del film di spionaggio e sovvertirli fino al limite del pastiche. La fotografia sfuma i riferimenti temporali e lo spettatore ha spesso l'impressione di essere al più tardi negli anni '70, come in La talpa [+leggi anche:
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, e invece la sua azione si svolge dopo il 1989.

Bisogna dire che questo ambizioso adattamento del romanzo Zincograph di Vladislav Todorov mischia assurdità kafkiana e perle di spionaggio degne di un Le Carré o di un Don DeLillo. Il risultato oscilla tra commedia nera e thriller storico, il tutto sostenuto da attori particolarmente carismatici come Ruscen Vidinliev, che interpreta il ruolo principale di Batko Stamenov. Batko è un giovane uomo intelligente e particolarmente affascinante ingaggiato dai servizi segreti come spia al servizio del regime comunista bulgaro. A causa di un errore, viene licenziato, ma Batko ha trovato la sua vocazione e creerà una sua rete di spionaggio parallela. Manipolando un gruppo di giovani intellettuali, teorici del sesso, Batko vuole abbattere il regime. Nel corso di questa impresa machiavellica, il giovane uomo si innamorerà di una bella ragazza (Irena Milyankova) che sogna la diserzione e un idillio in bianco e nero alla Casablanca...

Difficile da seguire se ci si attiene ai meccanismi della sceneggiatura in senso stretto, deludente se si punta sulla sottotrama amorosa, The Color of the Chameleon diventa piacevole una volta decifrate le sue intenzioni. Bisogna accettarlo così come è stato concepito: una ballata vertiginosa contro il totalitarismo che non risparmia nessuno, nemmeno il personaggio principale. The Color of the Chameleon è un'opera satirica, bella e ben recitata che non ha altra pretesa se non quella di divertire sia il pubblico sia la produzione che ha concepito il film. Per la sua forma ibrida, falsamente hollywoodiana e bizzarra, il film fatica a trovare compratori che probabilmente non lo vedono adatto a un circuito di distribuzione classico, nonostante il successo di pubblico al festival.

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(Tradotto dal francese)

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