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RIFF 2013 Apertura

Il futuro, giovani allo sbando e raffinata sensualità

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- Il film di Alicia Scherson, una coproduzione italo-cilena con Germania e Spagna, è stato presentato in anteprima italiana al Rome Independent Film Festival. Nelle sale il 6 giugno

"Ora sono una madre e anche una donna sposata, ma non molto tempo fa ero una delinquente". Una voce fuori campo pronuncia queste parole mentre una macchina percorre una strada assolata, e un foulard rosa vola via dal finestrino. A bordo della Fiat gialla, un uomo e una donna. La scena successiva trasporta lo spettatore tra i rottami di uno sfasciacarrozze: Bianca e Tomas guardano quello che rimane dell'auto su cui viaggiavano i loro genitori, irriconoscibile. Sono adolescenti, sono rimasti orfani: che colore avrà il loro futuro? 

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Dopo la prima mondiale a Sundance e un passaggio a Rotterdam, Il futuro [+leggi anche:
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di Alicia Scherson, coproduzione italo-cilena che vede anche la partecipazione di Germania e Spagna, è stato presentato in anteprima nazionale in apertura del RIFF - Rome Independent Film Festival (4-11 aprile). La pellicola, che sarà nelle sale italiane il 6 giugno distribuita da Movimento Film, è tratta da un romanzo breve che il cileno Roberto Bolaño scrisse durante un suo soggiorno a Roma, "Una novelita lumpen" ("Un romanzetto canaglia"). Ed è proprio lo sguardo straniero, sudamericano, con cui è ritratta la Città Eterna a rappresentare una delle maggiori attrattive del film.

Tra assistenti sociali, giornate davanti alla tv e cartoni della pizza impilati sul tavolo, i due giovani protagonisti, interpretati dalla cilena Manuela Martelli (già in Sonetaula [+leggi anche:
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di Salvatore Mereu) e Luigi Ciardo (L'estate di Martino [+leggi anche:
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- insieme nella foto), sono allo sbando, non vanno più a scuola e si mettono a lavorare, lei come shampista e lui come addetto alle pulizie in una palestra. E' lì che Tomas conosce due personal trainer (Nicolas Vaporidis e Alessandro Giallocosta), tutti muscoli, croci al collo e modi da bulli. I due propongono a Bianca un "colpo" che dovrebbe svoltare la loro vita: entrare nelle grazie di un'ex stella del cinema, un attore celebre negli anni '60 per aver interpretato Maciste (Rutger Hauer), e scoprire dove tiene, nella sua villa barocca e decadente, la cassaforte con il suo patrimonio.

Una discesa agli inferi, per Bianca, che avrà dei risvolti inaspettati. Perché quell'uomo possente e misterioso, rimasto cieco in seguito a un incidente, le entrerà nel cuore e avrà il potere di salvarla. I loro incontri trasudano una raffinata sensualità: quello che l'uomo non può vedere con i propri occhi, lo sente con le sue mani, percorrendo il corpo della ragazza con massaggi quasi rituali. E il film, nel suo andamento lento, offre tante immagini belle e forti: lo sguardo bistrato e apatico di Bianca, valorizzato da numerosi primi piani; scorci di Roma inediti, che persino un romano stenta a riconoscere; le sequenze negli studios di Cinecittà, dove la ragazza cerca tra le finte rovine antiche le atmosfere dei film che hanno reso famoso il suo mentore; suggestioni surreali e quasi lynchiane, quando un concorrente di una gara di culturismo mostra i suoi pettorali che si gonfiano, sulle note di una leziosa canzonetta d'amore. 

La regia, personale e sicura, compensa una narrazione che a tratti si fa evanescente, tra dialoghi letterari e voce off che veicola riflessioni forse più efficaci lette sulle pagine di un libro che non ascoltate al cinema. Un film, Il futuro, che i lettori di Bolaño attendevano con impazienza e che sapranno probabilmente apprezzare meglio di chi è estraneo al suo universo.

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