09/02/2014 - Seaburners, debutto della turca Melisa Önel,è un dramma pessimista con una narrazione ellittica

Seaburners, film d’apertura della sezione Forum alla Berlinale e opera prima della scrittrice e regista turca Melisa Önel,non offre grandi speranze ai suoi protagonisti e mette lo spettatore d’umore nero. L’obiettivo viene raggiunto attraverso una struttura narrativa non lineare e le immagini scure e ingrigite di un inverno sulla costa.

Ambientato sulla costa del Mar Nero, il film narra la storia di Hamit (Timuçin Esen), prossimo ai 40, senza soldi e, come si vedrà presto, fortuna. Hamit fa parte di una banda di trafficanti di esseri umani, vive in una capanna di proprietà del suo boss, e litiga tutti i giorni con Mehmet (Ahmet Rifat Sungar), un membro più giovane della banda che viene rimproverato ogni volta che Hamit fa qualcosa che il capo non approva — cioè praticamente tutto.

Un aspetto positivo nella sua vita però c’è: ha un’appassionata relazione con Denise (la star croata Mira Furlan, With Mum), botanica straniera temporaneamente sul Mar Nero per fare ricerche. La donna non sa del lavoro di Hamit, e quando una sera l‘uomo deve guidare un camion con sette rifugiati nordafricani e mediorientali che cercano di raggiungere l’Europa, il telefono si spegne e lo mette nei guai con Denise e col boss.

Gran parte del film si svolge di notte, e le immagini notturne di Meryem Yavuz edel bulgaro Julian Atanassov (Eastern Plays [+leggi anche:
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Seaburners è prodotto dalle compagnie di Istanbul Bulut Film e Yedi Film. 

(Tradotto dall'inglese)