Evaporating Borders: il luogo sconosciuto
- La regista serbo-cipriota Iva Radivojevic confeziona un ritratto elaborato, intimo e sociale della situazione di Cipro, spesso ignorata dal resto del mondo
Ci sono molti luoghi che risultano più sconosciuti di quello che sembra. Può un paese rappresentare il punto di incontro tra Europa, Asia e Africa e, nonostante ciò, non occupare molti titoli di giornale nel mondo? Cipro, l'isola in pieno Mediterraneo, è così. Il melting pot culturale, etnico, politico, sociale e umano che le dà forma è forse qualcosa che solo coloro che ne fanno parte conoscono. La regista esordiente serbo-cipriota Iva Radivojevic è una di queste persone, e utilizza il suo tenue, calmo e morbido sguardo per trasportare lo spettatore in una realtà quasi sconosciuta. Evaporating Borders [+leggi anche:
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scheda film], il film in cui ciò accade, è stato presentato al Festival di Rotterdam, e sta continuando la sua carriera nei festival di tutto il mondo con la recente partecipazione allo statunitense SXSW e al Thessaloniki Documentary Festival.
Radivojevic, ora residente a New York, osserva da molto vicino la realtà di cui faceva parte. Attraverso le finestre, i varchi senza porta e altri buchi nelle costruzioni, Evaporating Borders volge il suo sguardo a Cipro. Nell'isola confluiscono gli immigrati dalla disintegrata e sofferente Penisola Balcanica, come la regista stessa, così come dal sempre ferito Medio Oriente. Frontiera anche al suo interno (la sua capitale, Nicosia, è l'unica divisa al mondo), l'isola è teatro di un forte conflitto sociale, tra le comunità turca e greca, e tutte quelle che le circondano. Per trattare il problema, Radivojevic si avvicina con tatto al traffico di esseri umani, al rifiuto degli immigrati da parte del governo e alle ideologie di estrema destra (mostrando uno scontro di manifestazioni tra gli attivisti antifascisti e l'ELAM, l'organizzazione sorella dell'Alba dorata greca).
L'idea di Evaporating Borders (coprodotto con la cipriota Lea Est Mundi) è quella di mostrare l'immigrazione come parte della natura; gli uomini si muovono quasi come i fenicotteri che migrano al cambio di stagione. La sua stessa natura è pertanto più vicina all'intimità che non alla denuncia sociale. Attraverso i suoi cinque capitoli di immagini riposanti, oneste e semplici, il racconto di Radivojevic riesce a restituire la dimensione più riflessiva, e anche lirica, di un soggetto che la maggior parte delle volte non lascia spazio a sottigliezze.
(Tradotto dallo spagnolo)
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