12/02/2015 - L’ultimo lungometraggio di Heidi Specogna dipinge il ritratto di un personaggio non convenzionale, unico

Il nuovo film della documentarista svizzera istallata a Berlino Heidi Specogna (in competizione per il Prix de Soleure durante l’ultima edizione delle Giornate di Soletta) ci spinge ancora una volta a tuffarci negli abissi di una storia straordinaria capitanata da un personaggio assolutamente fuori dal comune. Otto anni dopo Tupamaros, documentario dedicato al famoso movimento di resistenza uruguayano che durante la dittatura militare sfidò  il regime fino a riuscire incredibilmente a ritrovare la strada verso la legalità ed entrare ufficialmente in Parlamento, Heidi Specogna torna ad indagare le inquietudini di Pepe Mujica, leader dello stesso gruppo e attuale presidente dell’Uruguay.

Come il titolo del film indica, la documentarista svizzera non intende propinarci una lezione accademica di storia dell’America Latina ma piuttosto, come è sua (buona) consuetudine, portare alla luce delle questioni spinose a partire dal destino di singole persone capaci di rivoluzionare e di stravolgere il proprio quotidiano. Heidi Specogna riesce, basandosi sulla traiettoria personale di un singolo individuo (come è stato il caso anche per The Short Life José Antonio Gutierrez), a regalarci il ritratto di un’intera nazione, dei suoi paradossi e delle sue infinite debolezze. Le lezioni, le perle di saggezza di Pepe Mujica, non sono decantate a partire da un pulpito come è il caso per la maggior parte dei capi di Stato, ma dalle aiuole che circondano la sua casa in campagna, lì dove si sente libero di esprimere i suoi dubbi ma anche le sue speranze.

Con questo nuovo documentario, Heidi Specogna sembra voler testare, a quasi vent’anni di distanza, la frase emblematica che Pepe Mujica pronuncia in Tupamaros: “non ho tradito il giovane sognatore che è in me”. Senza propinarci un ritratto semplicistico tinto di “buonismo” del presidente dell’Uruguay, Heidi Specogna cerca al contrario, con quell’intensità ed empatia che caratterizza i suoi film, di metterlo alle strette per capire veramente da dove sgorga la sua forza. Magnifica in questo senso la scena in cui il presidente dell’Uruguay, stanco delle incursioni della regista e sommerso dagli ordini del giorno, sbotta in un “non sono un attore io!”. Grazie a questi momenti rubati (frutto di anni passati a documentare l’esistenza di Pepe Mujica), Heidi Specogna riesce nell’impresa non certo facile di regalarci un film complesso senza per questo essere complicato, un film che riesce a trattare di questioni gravi senza però appesantire la storia e spingere lo spettatore in un baratro di angosce.

Come il suo protagonista, Pepe Mujica - Lessons from the Flowerbed [+leggi anche:
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scheda film] gioca sempre sottilmente fra la durezza del quotidiano e la speranza, fra il caos della città e la calma quasi irreale della campagna, trasformando allo stesso tempo il suo protagonista in un funambulo dall’abilità sconcertante. Sebbene il film di Specogna ci proponga vari scorci della vita intima di un presidente assolutamente fuori dal comune, questo non cade mai nell’aneddotico (o addirittura nella caricatura), al contrario a partire da singoli momenti (scelti con grande cura e messi in parallelo con immagini d’archivio tratte da Tupamaros) riusciamo a ricreare l’insieme di un mosaico allo stesso tempo sincero e inaspettato. All’uscita dalla proiezione del film tante frasi ci ronzano in testa ma forse una più di tutte ci riporta alla vera natura di Pepe Mujica: “abbiamo tutti (ricchi come poveri) bisogno del nostro quadratino (della nostra aiuola) di felicità”.

Pepe Mujica - Lessons from the Flowerbed è prodotto da Ma.ja.de. Filmproduktions e coprodotto da WDR Westdeutscher Rundfunk Köln in associazione con ARTE e SRF.