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FESTIVAL Grecia

L'attualità domina i documentari greci di Salonicco

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- Quasi 150 nuovi titoli locali sono di scena al 18° Festival del Documentario di Salonicco, e alcuni sono profondamente politici

L'attualità domina i documentari greci di Salonicco
Next Stop: Utopia di Apostolos Karakasis

Quasi 150 film locali saranno presentati al 18° Festival del Documentario di Salonicco, che vedrà il direttore uscente Dimitri Eipides dare il suo ultimo saluto al calare del sipario dell'evento il 21 marzo. Tuttavia, solo alcuni di questi titoli stanno avendo riscontri degni di nota, e l'unica cosa che hanno in comune è la loro attenzione all'attualità.

Le scottanti questioni sociali e politiche di un Paese che vive il suo sesto anno di severe misure d'austerità sono all'ordine del giorno nei documentari dalle esplicite prospettive politiche e dai metodi di giornalismo investigativo, spesso a scapito dell'estetica patinata e delle qualità cinematografiche.

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Golden Dawn: A Personal Affair di Angélique Kourounis, che sta rapidamente diventando la produzione locale più discussa del festival, offre uno sguardo unico dall'interno del partito politico greco neonazista che ha diviso la nazione nel corso degli ultimi anni, poiché i suoi elettori l'hanno portato in Parlamento nel 2012, e l'opposizione è rimasta perplessa quando le autorità locali e la maggioranza non sono riuscite a trovare un modo efficace di gestire il fatto che i membri dell'Alba Dorata avessero dato inizio ad una serie brutale di violenze contro gli immigrati e l'estrema sinistra, culminata nell'assassinio dell'artista hip-hop greco Pavlos Fyssas a fine 2013.

"Alla culla della democrazia è andato bene tutto ciò," afferma la narratrice Alice Greenway in una delle scene più strazianti del film. La regista è stata sotto copertura per una serie di anni, in qualità di membro del partito interessato a documentare e presentare le sue idee politiche e novità organizzative.

L'attualità politica è anche il tema del lavoro di Apostolos Karakasis, Next Stop: Utopia, che racconta di un gruppo di lavoratori licenziati che lotta per rilevare e riavviare la fabbrica locale VIO.ME., in seguito alla sua chiusura a causa dei debiti insormontabili. Dopo aver preso in gestione la fabbrica come compenso per recuperare i loro stipendi non pagati, gli operai cercano di trasformarla in un'impresa autogestita, in bilico tra ingenua illegalità, partigianeria politica fuorviante e l'insorgere occasionale di ostilità interne, offrendo inconsapevolmente un'eloquente parabola delle molte sfaccettature dell'attuale status quo politico del Paese. 

Le difficoltà politiche della nazione sono inoltre brutalmente messe a nudo in The Longest Run di Marianna Economou, un film che narra di un centro di detenzione minorile a Volos, dove la regista segue alcuni detenuti sospettati di essere trafficanti di immigrati che entrano clandestinamente in Grecia. Sebbene il più delle volte si scopra che questi ragazzini sono stati incastrati, spesso raggiungono l'età adulta durante la detenzione preliminare, venendo così costretti a ricorrere a misure estreme al momento del processo. Esponendo lo stato di smarrimento in cui le autorità si trovano, il film offre una visione tragica di come la crisi dei rifugiati stia paralizzando il Paese.

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(Tradotto dall'inglese)

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