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FILM Francia

Willy 1er: l'altro, questo disadattato

di 

- Il primo sorprendente lungometraggio di un giovane quartetto di cineasti. Un film scoperto nella selezione cannense dell'ACID. Nelle sale francese il 19 ottobre via UFO

Willy 1er: l'altro, questo disadattato
Daniel Vannet in Willy 1er

Esiste una Francia profonda dove il cinema nazionale non ama avventurarsi tranne che per farne qualche graziosa cartolina, un territorio di piccole città dimenticate, di zone culturalmente ed economicamente desolate dove le serate al bar-tabacchi all'angolo sono l’unico divertimento, dove i giovani fanno rombare i loro scooter per passare il tempo, dove si contano gli euro uno ad uno per sopravvivere alla meno peggio, dove il laconismo, il minimalismo delle interazioni sociali e l’assenza totale di prospettive per il futuro sono la regola. 

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E’ in questa Francia anti-glamour, in questo caso in Normandia, che il giovane quartetto di registi composto da Ludovic e Zoran Boukherma, Marielle Gautier e Hugo P. Thomas si è immerso per Willy 1er [+leggi anche:
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, un’opera prima molto singolare, al contempo crudele e commovente, al limite del documentario eccentrico e con uno stile tragicomico folle che mischia l’umorismo "grottesco" all’italiana e il realismo inglese con un pizzico di fantastico (qualche fantasma). In breve, non si tratta di un film come gli altri e ha, nel cinema francese attuale, solo il duo Kervern-Delépine (in un registro più graffiante e libertario) come vago riferimento per la comune volontà di ritrarre "gente normale" senza idealizzarla, né farne la caricatura. Perché alla fine, dietro la sua apparenza folle e depressiva, Willy 1er fa una riflessione delicata e commovente sull’alterità, su questi individui che, come l’"eroe" del film, conducono una vita sociale da disadattati, anime in pena solitarie spesso incomprese e ostracizzate dal loro ambiente, mentre non ne sono che un riflesso leggeremente deformato, e la frontiera che li separa dal mondo cosiddetto "normale" è molto più sottile di quanto si pensi. 

E’ il caso di Willy (Daniel Vannet), 50 anni, la cui vita ultra monotona e casalinga (inframezzata solo dal suo lavoro di manutentore delle aree urbane: aspira le foglie morte dalla strada) viene stravolta dal suicidio di suo fratello gemello. Su consiglio della sua curatrice (Noémie Lvovsky) e sentendosi rifiutato dai suoi genitori con cui ancora vive, quest’uomo classificato come handicappato – ma che si avvicina più a un sempliciotto gentile – decide di andare a vedere cosa c'è fuori, un’avventura che lo porta a pochi chilometri da casa. “Andrò a Caudebec. Avrò un appartamento. Avrò degli amici. E di voi me ne fotto!”. Un programma che il personaggio tenterà di compiere contro ogni difficoltà… 

Evitando la trappola del miserabilismo e del patetico, flirtando a volte volutamente e molto coraggiosamente con un kitsch incredibile, e giocando abilmente con bruschi cambiamenti di tono, Willy 1er non manca di una comicità che non va mai contro il personaggio, ma sta al suo fianco, nel suo percorso iniziatico esitante, falsamente naif e toccante di iniziazione al mondo. Un’opera prima insolita, sensibile, inventiva, sofisticata dietro l’apparenza "cheap", con una regia efficace e una fotografia di qualità (firmata Thomas Balmès), prodotta da Baxter Films e Les Films Velvet. Nelle sale francese il 19 ottobre via UFO.

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(Tradotto dal francese)

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