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TORINO 2016 Industria

Un anno di successi per il TorinoFilmLab

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- 25 film targati TFL usciti, selezionati e premiati nei grandi festival quest’anno. Tra i nuovi progetti, un film con Bérénice Bejo nei panni di una ricca filantropa, dell’israeliano Tom Shoval

Un anno di successi per il TorinoFilmLab
Un momento del pitch di Shake Your Cares Away, nuovo progetto di Tom Shoval (secondo da destra - © TFF)

“Questo 2016 è stato un viaggio straordinario, con 25 film usciti e selezionati nei maggiori festival, un premio Oscar, un Pardo d’oro e un premio alla regia a Venezia”. Al TorinoFilmLab (9° Meeting Event dal 23 al 25 novembre nell’ambito del Torino Film Festival), Savina Neirotti e la sua squadra festeggiano un “anno glorioso, ma che è il risultato di nove anni di lavoro”, precisa la direttrice. “Ci sono film usciti quest’anno che abbiamo sviluppato 5-6 anni fa, è molto importante ricordarlo perché sono il frutto di un lavoro lungo e non sempre facile”. L’Academy Award a Il figlio di Saul [+leggi anche:
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di Laszlo Nemes (“che sta sviluppando con noi anche il suo secondo film”, ricorda Neirotti), il trionfo a Locarno di Godless [+leggi anche:
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di Ralitza Petrova, e Fien Troch premiata al Lido come miglior regista di Orizzonti col suo Home [+leggi anche:
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, sono i picchi di un’annata in cui i film targati TFL entrano numerosi anche nella programmazione del Torino FF, facendo ormai sezione a sé: oltre a Jesús [+leggi anche:
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in concorso e The Happiest Day in the Life of Olli Mäki [+leggi anche:
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in Festa Mobile, sono 12 i film sviluppati all’interno del lab proposti quest’anno al pubblico del festival.

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E a conferma dell’inarrestabile attività della fucina di talenti torinese, è partita anche quest’anno la due giorni di pitch di nuovi progetti in cerca di coproduttori davanti a una platea di 300 decision maker da tutto il mondo. 34 titoli provenienti da ogni angolo d’Europa e dal Sud America, ma anche da Israele, Costa d’Avorio e Singapore. Ha già la sua attrice protagonista (Bérénice Bejo) e un padrino d’eccezione (Alejandro González Iñárritu) il progetto di opera seconda del filmmaker israeliano Tom Shoval (il suo Youth [+leggi anche:
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è stato Miglior film al Festival di Gerusalemme) presentato nel programma FrameWork e quindi in corsa per un premio di produzione: Shake Your Cares Away, dove l’inconsueta filantropia di una giovane miliardaria si trasforma in una passione pericolosa; il film, che avrà un tono tra l’ironico e l’assurdo, ha già due coproduttori: i francesi di Christmas in July e i tedeschi di One Two Films.

Tra gli altri titoli di FrameWork, il rumeno And They May Still Be Alive Today di Tudor Cristian Jurgiu (il suo primo lungometraggio, The Japanese Dog [+leggi anche:
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, è stato premiato a Vilnius e a Varsavia), in cui un uomo e una donna fanno di tutto per innamorarsi l’uno dell’altra (Libra Film Productions); il nuovo film di Carlo Zoratti e Cosimo Bizzarri, La vita nuova (DETAiLFILM con la coproduzione degli italiani di Alpis e Nightswim), già presentato in Script&Pitch l’anno scorso (leggi la news); una coproduzione francese con gli Stati Uniti, Port Authority [+leggi anche:
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di Danielle Lessovitz (Madeleine Films), che con l’intento di ritrarre l’amore di un teenager per una trans a Brooklyn promette atmosfere tra il Darren Aronofsky di The Wrestler e i lavori di Xavier Dolan.

E’ ambientato in una prigione di Abidjan un altro progetto prodotto dalla Francia (Banshee Films) con la Costa d’Avorio, presentato nel programma Script&Pitch: Zama di Philippe Lacôte (il suo primo film, Run [+leggi anche:
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, è stato selezionato al Certain Regard di Cannes), in cui il giovane protagonista è costretto, per sopravvivere, a raccontare storie fino all’alba. Si segnalano inoltre l’opera prima della danese Marie Grahtø, Teenage Jesus (Beo Starling), viaggio di due donne verso la perdita di controllo, il sesso e la libertà; il nuovo film del regista di Figlio di nessuno [+leggi anche:
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(premio Fipresci e Miglior film della Settimana della Critica a Venezia), il serbo Vuk Ršumović, che in Living immagina un futuro prossimo in cui un contadino serbo e una rifugiata di 6 anni attraversano l’Europa alla ricerca della madre di quest’ultima (Art & Popcorn); e infine, tra i progetti di Adapt Lab, il belga Harder Than Snow di Kadir Balci (dall’omonimo libro di Stefan Hertmans, produce A Private View), un thriller sullo sfondo di sanguinosi attacchi terroristici, in cui niente è come sembra.

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