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FILM Ungheria

The Citizen: "Attenzione, loro non sono come noi!"

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- Roland Vranik firma un film umano e sensibile sul percorso di un africano che vuole integrarsi nella società ungherese

The Citizen: "Attenzione, loro non sono come noi!"
Cake-Baly Marcelo in The Citizen

"Ci dica qualcosa sull’arte ungherese durante il Rinascimento". Di fronte ai suoi esaminatori che lo interrogano sulla storia del paese del quale intende acquisire la nazionalità, Wilson Ugabe, che è fuggito dalla guerra e dalla Guinea-Bissau dopo la morte di sua moglie e la scomparsa delle sue due figlie, non la prende alla larga. A corto di conoscenze sul principe Corvino I detto "il Giusto", non ha che le parole dell’inno nazionale magiaro da offrire in segno della sua buona volontà: "nel vasto mondo là fuori, non c’è posto per te". E deve anche raccontare eventi atroci (donne incinte svetrate da soldati che scommettono sul sesso dei nascituri) per mettere fine alle lezioni di morale del presidente della giuria che biasima chi abbandona la propria terra natale. Ma questa penosa intervista è comunque vana ("non vedo alcun miglioramento in sei mesi, Wilson") ed è tutto da rifare. Così si apre The Citizen (Az állampolgár), terzo lungometraggio di Roland Vranik dopo Black Brush (miglior film all’Hungarian Film Week 2005) e Transmission (premiato a Siviglia nel 2009), un film presentato in prima mondiale al recente festival di Stoccolma e che sarà distribuito in Ungheria il 16 gennaio prossimo da Mozinet.

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Attraverso il percorso di Wilson (Dr. Cake-Baly Marcelo) verso la cittadinanza, il film traccia un ritratto umano, essendo il personaggio principale un rifugiato "modello", un cinquantenne apprezzato nel suo lavoro di vigilante al supermercato, che è riuscito a stringere legami amichevoli con alcuni abitanti del suo quartiere, e che si paga le lezioni private per acquisire le conoscenze culturali necessarie a passare questo esame che è la porta d’ingresso al processo di naturalizzazione. E’ anche un uomo buono e solidale con chi ha vissuto il suo stesso sradicamento come l’iraniana Shirin (Arghavan Shekari), un’immigrata clandestina fuggita da un centro di accoglienza per evitare l’espulsione e che Wilson aiuterà a partorire di nascosto e ospiterà a casa sua con suo figlio. Ma una vera storia d’amore con Maria (Mahr Agi), cinquantenne sposata e madre di famiglia, che gli insegna le basi della Costituzione e gli fa visitare i monumenti e i musei della città, aprirà a Wilson nuove prospettive per il futuro e complicherà la situazione...

Ben fatto e senza cedere alla tentazione della caricatura nonostante il carattere risolutamente ottimista della sua "love story" centrale interrazziale, The Citizen offre un quadro piuttosto equo della percezione degli immigrati nella società ungherese, manifestandosi il razzismo virulento ("ti piace mangiare gratis, negro") piuttosto discretamente, al contrario dei "falsi buoni sentimenti" (la sorella di Maria che sostiene Wilson, ma che precisa: "attenzione, loro non sono come noi!"). Il film racconta con giustezza soprattutto quello stato intermedio pieno di speranza e di frustrazione in cui gli viene annunciato che "il processo di naturalizzazione può durare fino a dieci anni, soprattutto per un africano", una nuova vita possibile in cui bisogna sotterrare le violenze subite in passato per mostrare il proprio lato migliore in un paese dove spesso, come sottolinea un amico di Wilson partito in Austria, "le donne non mi guardano neanche, nessuna ti sorride, nessuna ti parla". E se apprezzare al contempo Bartok e Fela Kuti è un primo passo verso la comprensione reciproca, il cammino dell’osmosi è cosparso di ostacoli.

Prodotto da Károly Fehér per Popfilm, The Citizen è venduto nel mondo dall’Hungarian National Film Fund.

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(Tradotto dal francese)

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