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VILNIUS 2017

Woman and the Glacier: trent’anni di solitudine

di 

- Il documentario di Audrius Stonys premiato al Vilnius Film Festival ritrae una scienziata lituana che ha trascorso 30 anni su un ghiacciaio per studiare il cambiamento climatico

Woman and the Glacier: trent’anni di solitudine

Nel suo nuovo documentario Woman and the Glacier [+leggi anche:
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scheda film
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, recentemente incoronato Miglior film lituano per la sezione Baltic Gaze al Vilnius Film Festival (leggi l’articolo), il regista Audrius Stonys punta l’attenzione sulla storia di Aušra Revutaite, scienziata lituana che ha trascorso gli ultimi trent’anni in isolamento quasi completo sul ghiacciaio Tuyuk-Su, sospeso tra il Kazakistan e la regione cinese autonoma di Xinjiang, per studiare il cambiamento climatico. A 3.500 metri sopra il livello del mare, chiusa in una stazione di ricerca che, per usare un eufemismo, ha visto tempi migliori, Revutaite esamina silenziosamente i cambiamenti causati dal mondo esterno – invisibili ai più, ma osservabili da un occhio esperto.

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Fin dalla prima scena di Woman and the Glacier, appare chiara l’intenzione di Stony di documentare non tanto la peculiarità della situazione della donna, quanto la sua esistenza solitaria. Quella di una sorta di Robinson Crusoe volontario accompagnato da un Venerdì incarnato in due giocosi cagnolini e una vita scandita dalla routine e dal silenzio assordante. E stranamente è proprio quel silenzio, rotto soltanto dallo sgocciolare dell’acqua e dal battito implacabile del sismografo, che Stonys decide di rispettare. Sprovvisto di voci fuoricampo e di dialoghi – in definitiva, privo di qualsivoglia parola – e con il solo accompagnamento musicale gentilmente offerto da un artista locale, Woman and the Glacier è certo l’opera di qualcuno che ha imbracciato la cinepresa con lo scopo di osservare e non di giudicare. L’ammirazione di lunga data che Stonys nutre nei confronti di Sergei Loznitsa non è mai trapelata con tanta chiarezza.

Un approccio che funziona. Il documentario, infatti, non si propone come l’ennesima storia di una persona che tenta di sopravvivere in un ambiente estremo: dopo anni di ricerche e accurate osservazioni, Revutaite è diventata simile al paesaggio che la circonda. La vediamo attenta ad ogni singolo movimento del ghiacciaio, nella costante attesa dei segnali che quest’ultimo potrebbe inviarle.

Le cose sono andate così per anni: intrecciando il lavoro quotidiano della scienziata con il materiale d’archivio dei suoi predecessori, Stonys rintraccia tutti coloro che prima di lei hanno adottato il mitico ruolo di guardiano, pronti a reagire alle prime avvisaglie di un problema. Tuttavia, anche se a prima vista potrebbe sembrare che non ci siano stati grandi cambiamenti da quando i primi visitatori installarono il loro campo tra le montagne di Tian Shan, per ricredersi basta gettare uno sguardo al ghiaccio che si scioglie sulla loro superficie.

Woman and the Glacier resta, più che una riflessione impegnata sullo stato attuale del nostro pianeta, il ritratto non pretenzioso e sorprendentemente edificante di una donna che, dimenticata dal resto del mondo, continua ad operare per lasciare un segno, per quanto piccolo possa apparire a un occhio non allenato.

Prodotto daRadvilė Šumilė (UKU Films) e da Riho Västrik (Vesilind), Woman and the Glacier è stato finanziato dal Lithuanian Film Center, dall’Estonian Film Institute e dall’Estonian Cultural Endowment. La distribuzione internazionale è gestita da UKU Films.

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(Tradotto dall'inglese)

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