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CANNES 2017 Semaine de la Critique

Tehran Taboo: una bomba di trasgressione

di 

- CANNES 2017: Ali Soozandeh polverizza la tradizionale percezione della società iraniana, con un film d’animazione girato con la tecnica del rotoscopio

Tehran Taboo: una bomba di trasgressione

Una prostituta pratica una fellatio in macchina, nel bel mezzo di un ingorgo, mentre il figlio piccolo è tranquillamente seduto sul sedile posteriore. Una ragazza cerca disperatamente di farsi ricostruire chirurgicamente l’imene, dopo un rapporto sessuale consumato una sera senza pensarci, nei bagni di una discoteca notturna clandestina. E ancora, un falsario di certificati, il traffico e il consumo di ogni genere di droghe, la corruzione diffusa a tutti i livelli, un mollah che approfitta del proprio potere di giudice per intrattenere relazioni con donne, e sogni di esilio condivisi da molti. Per gli standard iraniani, Ali Soozandeh offre con il suo primo lungometraggio, il film di animazione Tehran Taboo [+leggi anche:
trailer
intervista: Ali Soozandeh
scheda film
]
, presentato nella sezione Semaine de la Critique del 70° Festival di Cannes, una vera e propria bomba, un’immersione profonda nelle viscere meno rispettabili della capitale e alza il velo sui retroscena di una società ipocrita e schizofrenica, sotto la maschera del rigore religioso.

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Dal momento che, per ovvie ragioni, il regista tedesco-iraniano non avrebbe mai potuto girare una storia tanto audace a Teheran, egli ha scelto il vettore dell’animazione, mantenendo tuttavia una dimensione reale grazie al ricorso alla tecnica del rotoscopio (degli attori in carne e ossa vengono ripresi su uno sfondo verde e in seguito inseriti nelle scenografie): un’idea vincente, con bellissime grafiche in grado di restituire l’atmosfera caotica delle strade della capitale iraniana e un’inserzione piuttosto armonica dei personaggi all’interno dell’immagine, un effetto non sempre scontato quando si usa questa tecnica che, spesso, tende ad irrigidire. Ma al di là dell’estetica, è anzitutto il contenuto a distinguere quest’opera da tutte le immagini finora usate per descrivere l’Iran (sebbene l’eccellente Jafar Panahi avesse già mosso un piccolo passo in direzione di una rappresentazione "underground" del caos urbano nel 2003 con Oro rosso).

La trama scritta dal regista intreccia le traiettorie di quattro personaggi: la prostituta

Pari (Elmira Rafizadeh), che cerca di sopravvivere con il figlio muto Elias (Bilal Yasar) dopo che il marito tossicodipendente e condannato a morte, pena poi commutata in ergastolo (dopo aver comprato la diminuzione di condanna), rifiuta di accordarle il divorzio o di fornire un certificato che le faciliterebbe la vita, in particolare per poter iscrivere il figlio a scuola. Sara (Zarhra Amir Ebrahimi), la sua nuova vicina, è incinta, e soffoca nel proprio universo coniugale e familiare, con una suocera scontrosa e un suocero che, di nascosto, salta dai canali tv religiosi a quelli che mostrano donne seminude. Nello stesso complesso abita il giovane musicista Babak (Arash Marandi), le cui composizioni sono state rifiutate dal Tribunale rivoluzionario islamico e che finisce in una difficile situazione quando si vede costretto a trovare i soldi e un modo per far ricostruire rapidamente l’imene di Donya (Negar Mona Alizadeh), alla quale, al termine di un concerto e con l’aiuto di una pasticca, una sera ha fatto saltare le inibizioni.

Attraverso un’istantanea sulle esistenze di questi quattro personaggi, Téhéran Tabourealizza una stupefacente radiografia del volto nascosto e più agitato della vita quotidiana della capitale iraniana, e in particolare quella femminile, segnata dallo sguardo e dalle pesanti molestie degli uomini. Un passaggio dall’altra parte dello specchio che non mancherà di riservare delle sorprese, dei segreti nei segreti, e in cui la ruvidità dei contenuti si unisce all’effetto emolliente dato dall’animazione, all’insegna di un film politicamente totalmente scorretto.

Prodotto da Little Dream Entertainment e coprodotto da Coop99 Filmproduktion, Tehran Taboo sarà venduto sul mercato internazionale da Celluloid Dreams.

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(Tradotto dal francese)

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