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CANNES 2017 Un Certain Regard

Recensione: Montparnasse femminile singolare

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- CANNES 2017: Léonor Serraille firma un esordio entusiasmante nel lungometraggio con una tragicommedia dinamica guidata da una fantastica Laetitia Dosch

Recensione: Montparnasse femminile singolare
Laetitia Dosch in Montparnasse femminile singolare

"Ero tutto per lui e ora non sono più niente". Paula racconta la sua vita in maniera sconnessa e frenetica all’ospedale dove l’hanno portata dopo che ha tentato di sfondare la porta di Joachim, il celebre fotografo con cui ha condiviso la propria vita per dieci anni e che, evidentemente, non vuole più vederla al loro ritorno a Parigi dopo un lungo soggiorno in Messico. A 31 anni, la porta della dolce vita si chiude e Paula si ritrova improvvisamente nella capitale senza un soldo e senza alcuna possibilità di riavvicinarsi alla sua famiglia ("i miei genitori? Non ci vediamo più. Io e loro sullo stesso pianeta, non è proprio possibile!"). Ma questa personalità strabordante, diretta, iper sociale e talvolta "borderline" non manca di risorse e sono le sue tribolazioni tragicomiche che racconta Montparnasse femminile singolare [+leggi anche:
trailer
intervista: Léonor Serraille
scheda film
]
, primo lungometraggio della giovane cineasta francese Léonor Serraille, che ha ricevuto un’ottima accolgienza alla sua première nella selezione Un Certain Regard del 70° Festival di Cannes.

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Oltre alla notevole performance d’attrice di Laetitia Dosch che porta letteralmente il film sulle sue spalle, una delle qualità maggiori di Montparnasse femminile singolare sta nella sua ottima sceneggiatura (scritta dalla regista) i cui piccoli dettagli rendono molto divertenti alcune situazioni che avrebbero potuto facilmente virare al drammatico. Dal gatto di Joachim che Paula si porta ovunque dopo aver accarezzato l’idea di sbarazzarsene, fino ai soggiorni presso tipi molesti o libidinosi ("non mi è mai piaciuto dormire da solo") che deve respingere, passando per la sfacciataggine con cui reagisce quando una sconosciuta in metro la scambia per un’altra persona e si propone di aiutarla o quando si imbarca in un lavoro di baby-sitter senza averne alcuna esperienza: Paula attraversa le difficoltà riuscendo a rompere il ghiaccio in una Parigi dove gli abitanti sono "isolati nel mondo e isolati fra di loro".

Ma la sua fantasia è così toccante anche perché è una donna sola ed emotivamente ferita dal rifiuto, che rischia di cadere nell’estrema povertà (fino a essere costretta a vendere i suoi modesti bijoux a un "cash converter"), che cerca di recuperare un rapporto con sua madre più che riluttante ("non voglio più vederti, né qui, né altrove, né a casa") e di trovare un lavoro (che alla fine troverà in un negozio di intimo femminile in un centro commerciale).

Attraverso questo ritratto di una personalità un po’ selvaggia, come caduta dal cielo, arrivata a un’età delicata e che non corrisponde a nessun codice in vigore ("tu non compri le lasagne congelate, le caramelle e i pesci rossi" protesta la madre della bambina a cui Paula fa da tata), Léonor Serraille riesce a conciliare con molta energia diversi generi, a far ridere di ciò che potrebbe far piangere senza perdere mai la giusta distanza e il rispetto per il suo personaggio, a tratteggiare un film sociale (la solitudine in una metropoli, l’immigrazione, il lavoro) scandendo il suo presente con abili ellissi. Tutte qualità che fanno di Montparnasse femminile singolare un’opera prima molto promettente perché molto più ricca e profonda di quanto non farebbe pensare la sua apparenza iper simpatica.

Prodotto da Blue Monday Productions, Montparnasse femminile singolare sarà distribuito in Francia da Shellac ed è venduto nel mondo da Be for Films.

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(Tradotto dal francese)

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