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CANNES 2017 ACID

Coby: il lungo cammino verso se stessi

di 

- CANNES 2017: Christian Sonderegger seduce la platea con il suo documentario su una ragazza che diventa un uomo

Coby: il lungo cammino verso se stessi

Il cinema LGBT ha una nuova, toccante e potente storia sulla lotta per essere davvero se stessi con il documentario di Christian Sonderegger, Coby [+leggi anche:
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, presentato nella sezione ACID del 70° Festival di Cannes. Una produzione francese che racconta la vicenda di Coby, un uomo transgender proveniente da una piccola città americana, che prende decisioni difficili e combatte contro i pregiudizi, riuscendo nel mentre a cambiare la mentalità di tutta la sua famiglia. 

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Il film di Sonderegger si rivela particolarmente efficace nella scelta di mostrare, fin dall’inizio, le due versioni del protagonista. Prima come Suzanna, una ventitreenne del Midwest americano che annuncia ai suoi follower su Youtube di aver cominciato un trattamento al testosterone, un primo passo per diventare uomo. Qualche minuto più tardi, incontriamo Coby, un paramedico di sesso maschile, calmo e competente, che attende la prossima chiamata d’emergenza. Un attimo, ma davvero si tratta della stessa persona? Sì, proprio così. Il documentario non vuole necessariamente discutere la questione dell’essere donna o uomo, quanto piuttosto adottare un approccio più generale, mostrando come lo sforzo, la perseveranza e il tempo possano plasmare una persona, a prescindere dal genere di appartenenza. È un film sul cambiamento, non per forza sul cambiamento di genere. Si parla di scelte, e non necessariamente della scelta di diventare transgender. 

Sonderegger intreccia i due viaggi intrapresi da Coby. Attraverso i post su YouTube, vediamo Suzanna diventare Coby, nei lunghi mesi di attesa e analisi di ogni minimo cambiamento di aspetto, comportamento e stato d’animo. Ma il viaggio non termina quando finalmente Coby riceve conferma dal suo dottore di essere diventata un uomo. Si profilano nuove scelte da compiere, nuovi ostacoli da sormontare, nuove porte da aprire. E, come giustamente espresso dal motto del film, “Cambiare ha delle conseguenze. Anche non cambiare ha delle conseguenze”. 

Sebbene Coby resti quasi sempre al centro dell’attenzione di Sonderegger, il documentario narra anche come il cambiamento del protagonista abbia coinvolto le persone attorno a lui.  In una serie di interviste preparate, sua madre, suo padre e suo fratello raccontano come sono dovuti loro stessi cambiare per assecondare il bisogno di Suzanna di diventare Coby: è una storia sulla rivoluzione di genere ambientata nel salotto di una famiglia media americana. È difficile trovare un tema più personale eppure, al tempo stesso, così capace di aprire un dialogo e riguardare la società nella sua interezza. La madre di Coby riassume brevemente la fondamentale semplicità del cambiamento mostrando due fotografie, una di Suzanna prima del trattamento e una di Coby. “Eccoti qui ed eccoti qui. I due te. Ma sei sempre tu”, dice la donna.  

Probabilmente la scena più tenera ed importante del film è rappresentata da un video realizzato da Coby e dalla sua ragazza Sara, all’inizio della sua trasformazione. Dopo solo sette settimane di trattamento al testosterone, un giocoso Coby abbraccia alle spalle Sara e guarda in camera. Piega il braccio in modo che lo spettatore possa vedere un nascente contorno virile. Ha il volto di un uomo che sa che la vita non è che un gioco di carte e, al contempo, quello di un uomo che sa di avere un asso in mano.  

Con una durata di 77 minuti, la pellicola è più che mai efficace e concisa. Ogni istante è carico di significato, da quello in cui Coby e suo padre confrontano le proprie mani annerite dopo aver pulito il camino, alla conversazione sulla femminilità e sulle emozioni che Coby intrattiene con le colleghe donne nella sala del pronto soccorso, mentre un collega maschio ascolta, ridendo sotto i baffi.

Coby è stato prodotto da Ciaofilm e coprodotto da Willow Films. Il documentario verrà distribuito nelle sale internazionali da Alpha Violet.

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(Tradotto dall'inglese)

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