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GAND 2017

Zagros, un migrante pazzo d’amore

di 

- Sahim Omar Kalifa ritrae la condizione delle donne in Kurdistan raccontando la storia di un uomo perduto che emigra per amore

Zagros, un migrante pazzo d’amore
Feyyaz Duman in Zagros

Attraverso il ritratto radicale di un uomo perduto, destinato quasi suo malgrado ad emigrare, Sahim Omar Kalifa torna con il suo primo lungometraggio Zagros [+leggi anche:
trailer
intervista: Sahim Omar Kalifa
scheda film
]
sulla condizione delle donne in Kurdistan, il peso delle tradizioni e della famiglia.

Zagros (Feyyaz Duman) è un pastore del Kurdistan, delle montagne di cui porta il nome. E’ felice e realizzato, florido come la natura che lo abbaglia ogni giorno di più. E’ felice anche perche ama più di ogni altra cosa al mondo sua moglie Havin (Halima Ilter) e sua figlia, che condividono con lui questa vita campestre e bucolica, vicina alla terra e agli elementi. Ma la tempesta è dietro l’angolo, sui monti curdi e nello spirito della moglie. Quest'ultima viene dalla città e diventa sempre più vittima della mentalità eccessivamente chiusa del piccolo villaggio dove hanno stabilito la loro casa. La sua libertà di parola e di comportamento non si addice alle abitudini locali. Oppressa dalle dicerie, finisce per sentirsi in pericolo e cerca con ogni mezzo di fuggire da questa comunità letale. Sua sorella, eroina e guerriera femminista, la incoraggia a fuggire in Belgio, contro il parere di Zagros, che pur innamorato pazzo della moglie, e consapevole del suo disagio, non si sente pronto a lasciare le montagne. Un giorno, viene messo di fronte al fatto compiuto: sua moglie, incinta, è andata a raggiungere un cugino in Belgio, sperando in un futuro migliore per sua figlia, il bambino e lei. Di fronte alla violenza dei sentimenti dei suoi compaesani e al peso delle dicerie, Zagros decide quasi suo malgrado di compiere la grande traversata per ritrovare sua moglie.

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Ma una volta arrivato in Belgio, le cose non vanno come previsto. Non solo il paese non lo accoglie a braccia aperte, ma ignorando anche i codici di una società che gli è sconosciuta, l’uomo non riesce a ristabilire un dialogo con sua moglie, esaltata dalla possibilità di un’emancipazione. Oltretutto, la sua famiglia non intende fermarsi lì e lasciare che il suo nome perda il suo pedigree. Quando il padre di Zagros sbarca in Belgio, il confronto è inevitabile: il confronto con suo padre, ma anche con sua moglie. Come nelle tragedie antiche, perseguitato dai dubbi, dalle voci e divorato dalla gelosia, Zagros cadrà, vittima di un’ironia drammatica che aleggia sempre di più sulla narrazione.

Zagros ritrae un uomo che cedendo alle sirene del sospetto, delle dicerie e della tradizione familiare si ritrova lui stesso alienato dalla condizione femminile degradata che la sua casta cerca di perpetuare. Una privazione di libertà che finisce per sperimentare in prima persona, in circostanze tragiche che avrà lui stesso provocato.

Zagros è prodotto da A Private View, in coproduzione con Man’s Films e Viking Film. Il film è stato proiettato ieri sera in anteprima mondiale al Festival di Gand,  uscirà in Belgio il 15 novembre prossimo, distribuito da Cinéart.

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(Tradotto dal francese)

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