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CANNES 2002 Concorso

I Dardenne inseguono il bis

di 

- Si chiude con un terribile colpo di scena Le fils dei fratelli Luc e Jean-Pierre, già vincitori della Palma nel 1999: c´è aria di premio

Jean-Pierre e Luc Dardenne a caccia della loro seconda Palma d'oro, dopo quella del 1999 per Rosetta. Le fils (Il figlio) potrebbe far entrare i fratelli belgi nella ristretta cerchia dei registi premiati due volte a Cannes (in compagnia di Francis Ford Coppola, Shoei Imamura, Emir Kusturica, Bille August).
Girato con il consueto stile rigoroso e una rinnovata maestria tecnica, il film racconta di un falegname responsabile di un centro di riabilitazione per giovani ex-detenuti che prende in consegna un ragazzo dopo averlo in un primo momento misteriosamente rifiutato. L'uomo comincia ad insegnare il mestiere al giovane, condannato per omicidio quando aveva solo 11 anni, e sembra che desideri adottarlo: lo svelamento del terribile segreto (che i registi stessi hanno pregato la stampa di non rivelare) di un uomo colpito dal destino muterà le prospettive di questo rapporto.
Un film sul perdono, la riconciliazione, la scoperta della paternità. Anche se i due registi rifiutano etichette: "Ognuno è libero di dare l'interpretazione che crede. Abbiamo pensato a Le fils come a due individui che si attirano e si incontrano, due solitudini che possono sfociare in un contatto". I due registi di Liegi hanno utilizzato la camera a spalla per seguire, spesso a pochi centimetri dalla nuca, il protagonista Olivier (Olivier Gourmet, già visto nei precedenti film dei Dardenne). "La schiena, la nuca, sono le parti più vulnerabili del nostro corpo, e Olivier è un uomo ferito. Filmarlo davanti sarebbe stato un atto di voyuerismo". Le fils è dunque soprattutto la storia di un padre: "L'insistenza del film sui particolari del lavoro, sui gesti che Olivier insegna a Francis, serve proprio ad indicare come l'apprendistato del ragazzo sia lo sviluppo di un rapporto di paternità".
Senza falsi moralismi la pellicola arriva ad un finale aperto, dettando anche una profonda riflessione sulla realtà belga dei centri di rieducazione: "Purtroppo la legge sta cambiando - avvertono i cineasti - e sta diventando più repressiva, sia perché si sono verificati alcuni incidenti sia perché, anche per colpa dei media, il tema della sicurezza è stato gonfiato ed è diventato uno dei cavalli di battaglia della destra".

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