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SIVIGLIA 2017 Concorso

Penélope: l’arte dell’attesa

di 

- Eva Vila firma un’opera che evoca liberamente il mito omerico, girata in ambiente rurale e con attori non professionisti, trasmettitori di un’eredità sull’orlo dell’estinzione

Penélope: l’arte dell’attesa
Ramón Clotet Sala in Penélope

Eva Vila (Barcellona, 1975) ha vinto premi con il suo film precedente, Bajarí (2013), ma prima aveva girato B-Side: la cara B de la música en Barcelona e El espacio de uno mismo. Inoltre, insegna al master di Documentario di Creazione dell’Università Pompeu Fabraed è stata produttrice di altri registi come Isaki Lacuesta, Mercedes Álvarez e Ricardo Íscar. Il suo nuovo film, Penélope [+leggi anche:
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, ha avuto la sua prima mondiale in concorso nella Sezione ufficiale del 14º Festival del Cinema Europeo di Siviglia, rivaleggiando con un altro documentario che parla del tempo e dell’eredità: El mar nos mira de lejos [+leggi anche:
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intervista: Manuel Muñoz Rivas
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del sivigliano Manuel Muñoz Rivas.

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Penélope, come indica il suo titolo, è una ricreazione libera, sensoriale e poetica del classico omerico, trasposto in un ambiente rurale affascinante e quasi irreale grazie al trattamento formale, alla fotografia e, soprattutto, al suono (qui si sente il tempo) che Eva Vila ha scelto di offrire a questa rivendicazione di una generazione e di alcuni stili di vita che stanno scomparendo. Per far ciò, ha sfruttato anche la naturalezza di personaggi/attori non professionisti che interpretano se stessi: Ramón Clotet Sala e Carme Tarte Vilardell. Il primo incarna – o si offre così come è all’obiettivo del direttore della fotografia Julián Elizalde – un uomo che torna nella sua terra d’origine. La seconda, con il suo secolo di esperienze, è una delle poche sarte che si trovano ancora in alcuni paesi della Spagna.

Entrambi vivono in un luogo indefinito nello spazio e nel tempo che dà al film quell'atmosfera atemporale – tra sogno e realtà – che a volte trasmettono i film nostalgici di Víctor Erice: El espíritu de la colmena e, soprattutto, El Sur. Il tempo si ferma e rimane sospeso in questo documentario la cui sceneggiatura è stata scritta dalla sua regista e da Pep Puig, divisa in capitoli, con una voce off femminile che recita frammenti dell’Odissea e con le melodie della cantante Alejandra Barber che punteggiano uno stato d'animo, fragile e atmosferico, che si appella all'arte dell'attesa.

Il suono delle campane, i rumori della natura, il ticchettio di un orologio e una radio accesa – che diffonde notizie sull'attuale crisi catalana, così come una trasmissione mitica per gli spagnoli quale fu El Consultorio de Elena Francis – immergono sensorialmente lo spettatore in quel non-spazio/tempo che è questo film che rilegge il mito aggiungendovi un pensiero scettico: all'uomo che torna manca l'alone di eroe, poiché viene dimenticato, carico del bagaglio che il viaggio ha depositato sulle sue spalle. E Penelope continua a cucire, mentre i decenni passano...

Penélope è una produzione di Araki Films (Spagna) e Poland Studio (Polonia), che ha contato sul sostegno del programma Eurimages, di ICEC (Institut Català de les Empreses Culturals, ICAA (Instituo de la Cinematografía y de las Artes Audiovisuales) e TV3 (Televisió de Catalunya).

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(Tradotto dallo spagnolo)

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