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IDFA 2017

Recensione: The Other Side of Everything

di 

- Il nuovo documentario di Mila Turajlić intreccia storia personale e familiare con il passato storico di Jugoslavia e Serbia

Recensione: The Other Side of Everything

C'è una porta che è rimasta chiusa per 70 anni in casa di Srbijanka Turajlić, una professoressa dell'Università di Belgrado e un'importante figura politica nella lotta contro il dittatore serbo Slobodan Milošević, nel corso degli anni Novanta. Srbijanka è la madre della regista Mila Turajlić, che ci ha fatto dono dell'eccellente documentario sul cinema nella Jugoslavia di Tito, Cinema Komunisto. Ora partecipa al Concorso lungometraggi documentari dell'IDFA con The Other Side of Everything [+leggi anche:
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intervista: Mila Turajlić
scheda film
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, presentato in anteprima mondiale a Toronto. Il film inizia con quella porta chiusa nel suo appartamento di famiglia, ma diventa un inestimabile documentario che unisce abilmente elementi personali, politici e storici.

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Nel 1946, quando le autorità comuniste di Tito nazionalizzavano le proprietà borghesi, l'appartamento dei Turajlićs fu giudicato troppo grande per un solo nucleo familiare, per cui una sua parte fu destinata a un'altra famiglia. Il nonno di Srbijanka, Dušan Peleš, era un Ministro nel governo del Regno dei Serbi, Croati e Sloveni, per cui la definizione di “borghese” è piuttosto appropriata.

Vediamo le storie del passato entrare nel presente attraverso i ricordi e i materiali d'archivio di Srbijanka, che raccontano dettagliatamente dall'inizio alla fine il processo politico dalla liberazione di Belgrado nel 1945, passando per le rivolte degli studenti del 1968, fino alle guerre jugoslave degli anni Novanta, iniziate da Milošević, poi il bombardamento della Serbia da parte della NATO nel 1999 e la caduta del dittatore nel 2000. Forse ancora più importanti sono i filmati della Belgrado degli anni Novanta, che mostrano molto più di un manipolo di oppositori contro l'attacco alla Croazia e alla Bosnia per il quale era stato dispiegato l'Esercito jugoslavo, oltre a numerose proteste civili e studentesche e manifestazioni nel corso di tutto il decennio. In alcune di queste è anche presente Srbijanka che parla davanti a decine di migliaia di persone.

Dalla finestra di sua madre, la filmmaker ha passato dieci anni a immortalare gli eventi che si svolgevano fuori dal suo palazzo, nel cuore di Belgrado, tra edifici governativi e ambasciate. E qui cattura anche le conseguenze di una delle tante azioni dimostrative di cui la città è stata testimone: la polizia usa gas lacrimogeni per disperdere dei dimostranti contro qualcosa di cui non siamo certi, potrebbe essere l'indipendenza del Kosovo o forse un attentato a un gay pride. Ma in realtà non ha molto importanza; in Serbia la storia è sempre in svolgimento al presente.

Ma il film dà il meglio di sé nell'incastro organico di riprese e discorsi intimi tra madre e figlia, sapientemente montati da Aleksandra Milovanović (Cinema Komunisto) e Sylvie Gadmer (Cain's Children [+leggi anche:
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). Qui, il personale diventa letteralmente politico, e viceversa; mentre lo storico ha un'immediatezza universale che chiude il cerchio, riportando la storia sul piano personale, alla porta chiusa dell'inizio del film.

The Other Side of Everything è un lavoro che ha molteplici livelli di lettura, eseguito da una cineasta precisa fino allo scrupolo e appassionata, che raggiunge la perfezione nel bilanciare fatti, idee ed emozioni e ha uno straordinario senso della dinamicità, ma che riesce a creare anche momenti di pura poesia.

The Other Side of Everything è una coproduzione della serba Dribbling Pictures e della francese Survivance.

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(Tradotto dall'inglese)

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