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SUNDANCE 2018 Midnight

Revenge: rinascita violenta

di 

- Femminismo estremo, sensazioni forti, sangue e ferocia nell’irresistibile e iper-stilizzata opera prima di Coralie Fargeat

Revenge: rinascita violenta
Matilda Lutz in Revenge

"Il deserto è sublime, ma senza pietà con gli imprudenti". Già venduto da Charades per un numero significativo di territori e attrazione dei festival sin dalla sua prima a Toronto, con un premio alla regia conquistato a Sitges, Revenge [+leggi anche:
trailer
intervista: Coralie Fargeat
scheda film
]
di Coralie Fargeat prosegue il suo scintillante percorso al Sundance nella sezione Midnight, poco prima della sua prima uscita in sala (in Francia il 7 febbraio con Rezo Films). Va detto che la sconvolgente opera prima della regista è del tutto fuori dal comune nella sua radicale reinterpretazione degli archetipi del cinema di genere, raffigurando la metamorfosi ultra-violenta di una bambola senza cervello in una spietata amazzone, in uno stile visivo e sonoro molto incisivi che potrebbero essere descritti come pop-rock. Spingendo costantemente i limiti, Revenge trascina letteralmente lo spettatore in un crescendo variopinto di sensazioni forti, in una sorta di ritorno allo stato primordiale che è sconsigliato alle anime sensibili, ma che delizierà i fan dei film che colpiscono allo stomaco, dove la costante asprezza fisica offre al pubblico un certo grado di distacco "umoristico".

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Un deserto maestoso, un elicottero che punta dritto all’obiettivo, poi il riflesso del deserto negli occhiali da sole di un uomo con una ragazza sullo sfondo, una bionda in abito corto con un lecca-lecca in bocca. Venuta a trascorrere due giorni di relax in una lussuosa e isolata villa con piscina, con il suo amante Richard (il belga Kevin Janssens), un uomo sposato, la provocante Jennifer (l’italiana Matilda Lutz) è ben lontana dall’immaginare il vortice di follia che scatenerà l'arrivo a sorpresa (con un giorno di anticipo) di Stan (Vincent Colombe) e Dimitri (Guillaume Bouchède), due amici e compagni di caccia di Richard. Oggetto del desiderio, violentata da Stan, Jennifer rifiuta i compromessi proposti da Richard e in preda al panico lo minaccia di rivelare tutto a sua moglie, poi tenta di scappare ma viene spinta giù da una scogliera e, infilzata su un ramo di un albero, viene data per morta. Ma quando i tre uomini tornano a rimuovere il cadavere, scoprono che la giovane donna è sopravvissuta trovando risorse incredibili per fuggire. Comincia così una caccia in cui la preda rovescerà progressivamente i ruoli in un'escalation mortale allucinatoria in mezzo alle rocce e la sabbia.

Non risparmiando sugli eccessi (fino a qualche scena gore), Revenge avanza in modo molto efficace sull’impronta di una sceneggiatura scritta dalla regista che mescola suspense lenta con esplosioni di violenza. Le tracce di sangue a volte diventano false piste labirintiche, le imboscate si ritorcono contro i loro istigatori e l'aridità dello scenario riporta i personaggi ai loro bisogni e istinti primari. Il tutto confezionato in una forma stupefacente dove ogni azzardo è concesso (la fotografia di Robrecht Heyvaert che spinge sui colori, il montaggio sincopato, ecc.) e dove la colonna sonora e la musica composte da Rob giocano un ruolo determinante. E sotto la sua superficie ribollente che gioca brutalmente con codici e caricature, Revenge è anche un film essenzialmente femminista, specialmente per i predatori sessuali maschili dei nostri giorni, che qui pagano il prezzo del sangue.

Prodotto dai francesi di M.E.S. Productions e Monkey Pack Films, coprodotto dai belgi di Nexus Factory e di Umedia, Revenge è venduto nel mondo da Charades.

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(Tradotto dal francese)

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