email print share on Facebook share on Twitter share on LinkedIn share on reddit pin on Pinterest

BERGAMO 2018

Recensione: The Third Option

di 

- L’interessante documentario del cineasta austriaco Thomas Fürhapter esplora il mondo delle diagnosi prenatali, chiedendosi qual è il confine tra normalità e disabilità

Recensione: The Third Option

Il cineasta austriaco Thomas Fürhapter ha un master in Filosofia, e lo si intuisce bene dal suo primo lungometraggio documentario, The Third Option [+leggi anche:
trailer
scheda film
]
(di cui firma anche la sceneggiatura), che dopo la prima mondiale al CPH:DOX di Copenhagen e aver girato vari festival internazionali, approda al Bergamo Film Meeting nella sezione Visti da vicino. Un doc che nel testimoniare la drammatica scelta di una coppia di fronte alla prospettiva di avere un figlio disabile, si interroga su cosa sia la normalità nella moderna società occidentale, sul lato oscuro della libertà di scelta e su altre controverse questioni etiche, con andamento profondo e riflessivo, non senza un pizzico di provocazione.

(L'articolo continua qui sotto - Inf. pubblicitaria)

“Quello prenatale è l’unico ramo della medicina in cui è consentito uccidere”, ci ricorda uno dei medici interpellati e di cui sentiremo soltanto la voce per tutta la durata del film (lo stesso vale per tutte le persone ascoltate, reinterpretate da attori). Le immagini che scorrono davanti agli occhi per 75 minuti, a copertura di queste voci (quelle di un uomo e una donna in procinto di avere un figlio, medici e psicologi) sono altrettanti quadri, composti in modo rigoroso e spesso a camera fissa, che ci introducono in ospedali dove si effettuano screening e nascono bambini, negozi ricolmi di giocattoli e passeggini, palestre iper tecnologiche, parchi acquatici affollati, e che il più delle volte creano un contrasto, ora ironico ora drammatico, con quanto ci viene narrato.

Nella società moderna occidentale, viene effettuata una diagnosi prenatale nell’85-90% delle gravidanze, e in caso di anomalie, oltre il 90% decide per l’aborto, un peso che ricade soprattutto sulla donna, che in nome dell’autodeterminazione acquisita è costretta a scegliere tra un figlio disabile e un figlio morto, mentre 50 anni fa – ci viene ricordato – un figlio disabile era destino, dovevi accettarlo e basta. Ma qual è il confine tra normalità e disabilità? Dove finisce l’intenzione di scongiurare enormi sofferenze e comincia l’eugenetica? Cosa significa libertà di scelta in una società che non accetta la diversità? E se la società fosse invece più inclusiva e accessibile? 

La narrazione lucida di Thomas Fürhapter procede contrapponendo immagini e voice off: mentre si parla di disabilità, vediamo bambini sani e belli praticare la ginnastica artistica, correre una maratona o tuffarsi in piscina (il primo ragazzino disabile compare solo a metà film). Vediamo un bimbo uscire dalla pancia della madre, in tutta la sua essenziale crudezza, e poco dopo ci viene descritto nel dettaglio come avviene un aborto al sesto mese, un racconto agghiacciante che svela cose che credevamo di sapere, e che invece non si conoscono mai abbastanza. Smuove emozioni e riflessioni, questo doc di Fürhapter, abbraccia temi di biopolitica, indaga l’impatto etico ed emozionale di una scelta tanto difficile, ma mantenendo la giusta distanza e arrivando persino a ribaltare la prospettiva (è forse normale l’ossessione per la forma fisica, l’obbligo dei corsi preparto o far fare ginnastica ai neonati?). Il tutto in modo molto sottile, senza giudicare, con una grande ricchezza di immagini, e lasciando lo spettatore con tante domande per la testa.

The Third Option è prodotto dalla viennese Navigator Film; le vendite internazionali sono affidate alla londinese Taskovski Films.

(L'articolo continua qui sotto - Inf. pubblicitaria)

Ti è piaciuto questo articolo? Iscriviti alla nostra newsletter per ricevere altri articoli direttamente nella tua casella di posta.

Privacy Policy